Insonnia, novità in arrivo: disponibile un farmaco che blocca la 'direttrice' del sonno
Buone notizie per chi soffre di insonnia. Aumentano le possibilità di evitare le notti in bianco grazie alla scoperta di un nuovo farmaco antagonista dell’orexina, uno dei principali neurotrasmettitori responsabili dei disturbi del sonno. La nuova molecola appartenente alla classe dei DORA (Dual Orexin Receptor Antagonists) si chiama daridorexant e agisce su un bersaglio diverso da quello dei farmaci tradizionali, come le benzodiazepine e farmaci Z (zolpidem, zopiclone, eszopiclone) che intervengono sul sistema del GABA, o di trazodone, mirtazapina, quetiapina, doxepina che “sedano” il paziente attraverso il sistema dell’istamina, fino ai farmaci che agiscono sulla melatonina. Daridorexant regola i cicli sonno-veglia che sono alterati in chi soffre di disturbi del sonno, permettendo quindi anche di essere più lucidi durante le ore diurne. Tra i valori aggiunti c’è un elevato profilo di sicurezza e la riduzione degli effetti avversi. Un salto di qualità nel trattamento dell’insonnia di cui si è parlato oggi in una delle principali sessioni scientifiche del XXIV Congresso Nazionale della Società Italiana di Neuro-Psico-Farmacologia (SINPF), in corso nei due hub di Milano e Venezia.
«Si definisce insonnia l’insoddisfazione per la quantità o la qualità del sonno, associata alla difficoltà nell'iniziare e mantenere il sonno da almeno 3 mesi. Questo risulta pertanto perturbato da frequenti risvegli o da problemi di riaddormentamento dopo i risvegli, con un conseguente impatto sulle ore diurne: sonnolenza, iperattività e un generale peggioramento della qualità della vita sono le conseguenze più evidenti. L'insonnia in alcuni casi può essere riconosciuta anche come sintomo di alcuni disturbi psichiatrici», spiega Claudio Mencacci, direttore emerito di psichiatria all’ospedale Fatebenefratelli di Milano e co-presidente SINPF.
Non tutte le insonnie sono uguali e non tutte le persone che ne soffrono rispondono allo stesso modo ai farmaci.
«Oggi disponiamo di terapie ad hoc che grazie, alla diversa pluralità di azione, consentono di modulare e personalizzare la cura, ad esempio confezionando una terapia in funzione della presenza di comorbilità di ansia e depressione, della durata dell’insonnia, scegliendo farmaci che non diano dipendenza nel lungo termine, e dell’età del paziente, usando ad esempio farmaci che non compromettono l’abilità diurna nel paziente anziano. I nuovi farmaci che agiscono antagonizzando l’orexina, di cui oggi grazie all’estensione della prescrivibilità può avvantaggiarsi anche lo psichiatra, consentono di ottenere benefici di efficacia a fronte del contenimento dei costi sociali e assistenziali, spesso elevatissimi, dell’insonnia», spiega Matteo Balestrieri, ordinario di Psichiatria all’Università di Udine e co-presidente della SINPF.