In Italia 4 milioni di over-80 e 22mila ultracentenari
L’Italia è il Paese dei “longennials”. Più di 14 milioni di persone appartengono alla fascia di età over 65, circa la metà di questi ha più di 75 anni; 4 milioni hanno dagli 80 anni in su e ben 22mila sono gli ultracentenari. C’è chi parla di invecchiamento della popolazione e chi preferisce cambiare prospettiva parlando di longevità. I primi ad abbracciare questo nuovo paradigma che vede nell’allungamento della vita media una risorsa piuttosto che un problema sono i membri di HappyAgeing – Alleanza Italiana per l’Invecchiamento Attivo che oggi, 3 ottobre, ha promosso la seconda edizione degli “Stati Generali dell’Invecchiamento Attivo”, un grande think tank per ripensare i modelli sociali alla luce del cambiamento demografico e culturale. L’evento ha un panel di circa trenta relatori provenienti da istituzioni, parti sociali, professionisti sanitari, mondo accademico, a confronto di fronte ad un folto pubblico di quasi 300 tra tecnici e delegati delle componenti sociali.
«Fino a ieri parlavamo di “invecchiamento della popolazione” dando a questo una connotazione negativa, è ora di aprire gli occhi e cambiare registro, approccio culturale e quindi anche il modello di società. Chiediamo coraggio e visione!», ha spiegato Michele Conversano, presidente del Comitato Tecnico Scientifico di Happy Ageing.
A livello istituzionale, il Parlamento e il Governo hanno cominciato a prendere atto di questo cambiamento non solo demografico, ma culturale. Ne sono testimonianza l’approvazione della “Legge delega in materia di politiche a favore delle persone anziane”.
«La riforma in materia di politiche in favore delle persone anziane è una delle priorità assolute di questo Governo, alla quale stiamo alacremente lavorando per la messa a punto dei decreti attuativi, che dovranno essere adottati entro il 31 gennaio 2024. Una riforma complessiva imperniata non solo sulla prevenzione e sull’assistenza, ma anche sulla rigenerazione urbana, sul turismo sostenibile, sulla telemedicina, sul co-housing, sulla relazione con gli animali di affezione, sull’attività fisica e sportiva, sul supporto alle famiglie. Una legge che mette le persone anziane al centro del sistema – ha sottolineato – per garantire più qualità di vita e benessere, perché la riforma ha come punto di partenza una presa in carico complessiva della persona anziana. Proprio per agevolare quei percorsi che consentono l'accesso a politiche di invecchiamento attivo in tutto il territorio nazionale. Un cambio di passo rivoluzionario che l'Italia attende da anni», commenta Maria Teresa Bellucci, viceministro del Lavoro e delle Politiche Sociali,
Ma i longennials non sono solo una categoria da assistere. Sono il motore della cosidderra “Silver Economy”. «Intorno alle fasce di popolazione anziana ruota un’intera e consistente fetta dell’economia, che va dalle risorse economiche accantonate e possedute dagli anziani alle possibilità di investimento, per i risparmiatori e le aziende, nei settori che riguardano l’assistenza e i servizi per la terza e la quarta età. Si stima per questa un valore di oltre 300 miliardi di euro, pari a quasi il 20 per cento del PIL. Solo se si considerano questi numeri si capisce come la salute degli over 65 sia uno dei migliori investimenti che il nostro Paese può fare», ha dichiarato Francesco Saverio Mennini, ordinario di Economia politica e sanitaria e Direttore EEHTA del CEIS presso l’Università degli Studi di Roma Tor Vergata e Presidente SIHTA – Società Italiana di Health Technology Assessment Research.
Altro pilastro dell’invecchiamento attivo è la prevenzione che è anche il migliore investimento che si possa fare in sanità: screening, corretti stili di vita e vaccinazioni sono i principali strumenti a disposizione, validi per tutta la popolazione, a maggior ragione per gli over 65. Per questo durante gli “Stati Generali dell’Invecchiamento Attivo” un focus particolare è stato dedicato al tema dell’immunizzazione, inevitabile dopo due anni di pandemia e a pochi giorni di distanza dalle ultime circolari ministeriali su influenza e Covid.
È dunque stato fatto un approfondimento sui passi avanti, ma anche sulle mancanze, del Piano Nazionale di Prevenzione Vaccinale 2023-2025 e una riflessione sulla necessità di rendere strutturale la vaccinazione anti-Covid.