Li Bassi: «Serve più trasparenza sui prezzi dei farmaci. Aifa ricattata dall’industria»
Ci sono almeno 1.800 medicinali in Italia, pari al 57% di quelli ospedalieri e in distribuzione in farmacia, di cui i cittadini non possono sapere il prezzo al quale il servizio sanitario li acquista dall’industria farmaceutica. A saperlo sono soltanto l’Agenzia del farmaco (che con l’azienda negozia quel prezzo) e il mistero della Salute.
La denuncia arriva dagli stessi vertici dell’Agenzia del farmaco, cioè dal direttore generale dell’Aifa Luca Li Bassi, nominato a settembre dello scorso anno dal ministro della Salute Giulia Grillo.
E arriva, non in forma ufficiale, ma da un’intervista rilasciata al Fatto Quotidiano.
Li Bassi ce l’ha con la mancanza di trasparenza che impedisce ai cittadini di «sapere come vengono spesi i loro soldi». La ragione della segretezza, spiega Li Bassi, sta tutta nei dettagli legali: «Le industrie inseriscono nel contratto delle clausole di riservatezza in cambio degli sconti. Se non accetti ti fanno un prezzo più alto».
«In pratica vi ricattano?», chiede la giornalista. «Sì. Una cosa inaccettabile», risponde il dg Aifa.
Le affermazioni non sono cadute nel vuoto. Immediata la replica di Farmindustria: ricatto è «un termine improprio e gravemente offensivo che le imprese non possono accettare», ha risposto l’associazione che riunisce le aziende farmaceutiche secondo cui «La riservatezza della procedura serve solo a tutelare l’accordo raggiunto, che prevede lo sconto a vantaggio del Servizio Sanitario Nazionale. Garantendo una più efficace competizione tra aziende, un accesso più rapido alla cura da parte dei pazienti e limitando il fenomeno dell’esportazione parallela, dovuto proprio ai prezzi più bassi che altrove».
Farmindustria ha anche ricordato che gli sconti ottenuti in sede di negoziazione con l’Aifa sono solo una parte dell’abbattimento del prezzo finale di vendita dei prodotti farmaceutici: «dopo la negoziazione del prezzo, sostanzialmente tutti i farmaci sono soggetti ad altri sconti fissati per legge del 5%+5%, a cui si aggiunge in alcuni casi un ulteriore taglio dell’1,83%.AIFA poi firma con le aziende, in particolare sui medicinali innovativi, contratti di rimborso condizionato al risultato del trattamento. In questi casi ingenti somme vengono restituite dalle imprese attraverso il sistema del payback. Di fatto si tratta di un ulteriore sconto che viene detratto dal prezzo ufficiale del farmaco».
Sulla stessa lunghezza d’onda Assogenerici: «Non possiamo che respingere le accuse di ricatto fatte a tutto il settore nelle parole del direttore dell’Agenzia del Farmaco», ha affermato il presidente di Assogenerici Enrique Hausermann.
«“Dobbiamo ricordare che appena quindici giorni fa si è aperto al ministero, presenti tutte le associazioni del comparto, un primo dialogo sui temi della governance e in quell’occasione la parte pubblica ha utilizzato toni e modi di tutt’altra risma », ha aggiunto Häusermann. «Ora cosa è successo? Tutte le posizioni sono legittime, ma questo linguaggio non è accettabile. Dalle dichiarazioni del ministro traspare con tutta evidenza l’intenzione di varare entro fine marzo il decreto di revisione dei criteri per la contrattazione dei prezzi. Tuttavia nel confronto avviato all’inizio del mese abbiamo presentato un documento contenente proposte concrete che mirano a velocizzare un’Agenzia bloccata sulle più semplici procedure autorizzative e negoziali e speravamo di poterci confrontare sul merito», conclude il presidente Assogenerici. «Governance farmaceutica significa garantire la sostenibilità della spesa grazie ad una industria competitiva che sia messa nelle condizioni di programmare e continuare a fornire i farmaci essenziali per i pazienti grazie ad un quadro certo ed equo. Serve una soluzione logica che contemperi i problemi dell’industria nel contesto della tenuta del Ssn. Vogliamo proseguire il confronto sul merito delle soluzioni proposte: la parte pubblica ci sarà ?».