Lotta al fumo: urologi scettici sull'uso di prodotti alternativi. Ma per uno su tre possono essere utili
Il 42% degli urologi si dichiara scettico sull'utilità di prodotti alternativi per smettere di fumare, mentre uno specialista su tre li ritiene un possibile aiuto sia per cessare l'uso di sigarette sia per ridurne il numero.
È quanto risulta dalla survey promossa da Auro.it, Associazione urologi italiani, per valutare l'attenzione e la conoscenza degli strumenti per la lotta al tabagismo e di riduzione del rischio tra questi specialisti.
Secondo l’Organizzazione mondiale della sanità nel mondo i fumatori sono oltre 1 miliardo e ogni anno circa 8 milioni di persone muoiono per malattie fumo-correlate. La letteratura scientifica riporta evidenti correlazioni tra il fumo e alcune patologie in ambito urologico e andrologico. Pertanto la prevenzione, la lotta al fumo e la cessazione da parte dei fumatori è l’obiettivo che ogni comunità medico-scientifica deve porsi.
Dalla survey, realizzata con il contributo non condizionante di Philip Morris Science, risulta che solo un 23% degli urologi ha conoscenza delle modalità suggeribili per interrompere la dipendenza e ancor meno (14%) conosce quali siano attualmente i prodotti alternativi.
Per sensibilizzare maggiormente sia gli specialisti sia i pazienti, Auro.it ha redatto un Position Paper sui rischi del fumo in ambito urologico e le possibili strategie del contenimento dei danni da fumo, di cui si è parlato in una conferenza stampa giovedì 23 febbraio.
«Il primo dato che emerge dall’analisi dei risultati dell’indagine – sottolinea Roberto Sanseverino, presidente di Auro.it - è che solo uno su cinque tra i medici intervistati ha avuto una formazione specifica sul tabagismo e sui metodi per la cessazione dal fumo; risultano essere fumatori quattro medici su dieci e tra gli ex fumatori l’80% dichiara di aver smesso spontaneamente. L’80% dichiara di indagare sulle abitudini al fumo dei pazienti, il 70% dei medici conosce i prodotti alternativi alle sigarette, ma solo il 30% li consiglierebbe ai pazienti come metodo per ridurre il rischio legato al fumo; il 30% dice di non essere sufficientemente informato sull’argomento per poter consigliare questi prodotti».
Il 77% degli urologi coinvolti nella survey, inoltre, ritiene giusto l’interessamento delle Società scientifiche verso i prodotti alternativi alle sigarette tradizionali e l’82% reputa che le Associazioni dei pazienti debbano essere coinvolte. D'altronde, smettere di fumare è il modo migliore per ridurre il rischio delle malattie correlate al fumo di sigaretta: dopo un anno il rischio di malattia coronarica è dimezzato; da cinque a 15 anni quello di ictus diminuisce al pari di quello di un non fumatore; dopo dieci anni il rischio di tumore al polmone si riduce alla metà.
Peraltro il fumo ha conseguenze anche sulla sfera sessuale: «Numerose sono le evidenze che dimostrano, sulla base di diversi meccanismi eziopatogenetici, l’impatto negativo del fumo di sigaretta sulla fertilità maschile e sulla funzionalità erettile» sottolinea Maurizio Carrino, segretario Auro.it. «Del pari – aggiunge - la cessazione migliora la funzionalità sessuale maschile in tutti i gruppi di età, in soggetti fra i trenta e i sessanta anni. Inoltre, nelle donne fumatrici il fumo è un fattore di rischio indipendente di disfunzione sessuale».