Medici, dirigenti sanitari, infermieri e professioni sanitarie: scioperi a gennaio se non cambia la manovra economica del Governo
La giornata del 5 dicembre «ha segnato l’inizio di un nuovo percorso di mobilitazione che vede finalmente uniti medici, dirigenti sanitari, infermieri. La richiesta emersa con voce unanime è stata: rispetto per la professione».
A scriverlo in un comunicato unitario sono Pierino Di Silverio, segretario nazionale Anaao Assomed, Guido Quici, presidente Cimo-Fesmed, e Antonio De Palma, presidente Nursing Up.
«Apprendiamo con soddisfazione della dilatazione dei tempi parlamentari per l’approvazione della manovra, ottenuta anche per rivedere la norma sul taglio delle pensioni dei sanitari all’indomani del successo della nostra protesta – aggiungono - e auspichiamo dunque che in questi giorni sia possibile modificare la bozza di legge di Bilancio prevedendo gli aggiustamenti che chiediamo».
Vale a dire, in sintesi: investire nel Servizio sanitario nazionale sia con finanziamenti sia con leggi che ne consentano il rilancio; un piano di assunzioni che renda appetibili le professioni sanitarie e limiti il disagio; abolizione del tetto di spesa per le assunzioni; aumento delle retribuzioni; revisione del modello contrattuale; depenalizzazione dell’atto medico e sanitario; mantenimento dei diritti acquisiti, anche con riferimento all’assetto pensionistico.
In assenza di risposte, i sindacati si dichiarano pronti a proclamare altre giornate di sciopero nel prossimo gennaio.
«Se le nostre richieste continueranno a essere ignorate proseguiremo il percorso di mobilitazione – annunciano - allargando il fronte della partecipazione, perché quello che oggi viene percepito come problema professionale venga avvertito anche come problema sociale, che riguarda non solo gli operatori della sanità, ma anche e soprattutto i cittadini. Porteremo dunque in piazza tutti coloro che hanno a cuore il Ssn e arriveremo a rappresentare le nostre doglianze, negli interessi della salute collettiva, sino alle sedi istituzionali sovranazionali. La nostra azione è racchiusa in questo slogan “La sanità pubblica non si svende, si difende” e non ci fermeremo fino a quando non arriveranno soluzioni concrete e operative a problemi che molti osservano, ma pochissimi affrontano. Chiediamo solo - concludono - di lavorare meglio in un Servizio sanitario migliore».