Il modello One Health piace agli italiani:  è l’unico che può rispondere alle sfide del futuro  

Il rapporto

Il modello One Health piace agli italiani:  è l’unico che può rispondere alle sfide del futuro  

di redazione

Il modello One Health va perseguito, è realizzabile, ed è l’unico in grado di rispondere alle sfide del futuro. A pensarla così è la stragrande maggioranza delle persone coinvolte dal Rapporto Campus Bio-Medico – One Health presentato nel corso dell’evento Salute e Sostenibilità Sociale, Economica e Ambientale, al Senato. Il modello One Health è di interesse per l’88 per cento degli italiani ed è realizzabile per il 70 per cento.  Dall’indagine europea, risultato di una ricerca sociale condotta dall’Istituto Piepoli attraverso tecniche di analisi quali-quantitative, emerge anche che il 60 per cento degli italiani pensa che il futuro del proprio Paese sarà peggiore del presente, il 70 per cento ritiene che la salute sia il nodo cruciale, seguita da lavoro e ambiente, il 36 per cento è convinto che i giovani saranno più in difficoltà.

L’Italia sembra dover affrontare da qui al 2050 alcune sfide: tra le altre, un andamento demografico particolarmente aggravato dalla bassa natalità e dalla fuga all’estero dei talenti e dei giovani; una maggiore longevità rispetto alla media europea, ma non in salute; una mancanza di visione e di politiche di sostegno e di welfare efficaci per i progetti di vita dei giovani; forti squilibri nell’accesso alla sanità tra le Regioni. 

Il 52 per cento dei cittadini italiani si dichiara insoddisfatto dell’attuale gestione della salute, mentre il 48 per cento ne è soddisfatto. Le persone lamentano un peggioramento su salute e ambiente negli ultimi anni (37% degli italiani): promosse ricerca e attenzione individuale alla salute, ma è allarme su liste d’attesa e carenza di medici. Un terzo delle persone pensa che tra 25 anni la gestione di salute e ambiente sarà migliore di ora, un terzo che sarà come ora, un terzo che sarà peggio.

 Prevenzione e approccio integrale sono i paradigmi del futuro, in quanto la medicina diventerà più sistemica e meno settoriale; si stanno già profilando come i futuri approcci primari e saranno favoriti, da un lato dalla crescente attenzione a stili di vita corretti e salutisti, dall’altro dalle evoluzioni biotecnologiche e scientifiche che riguarderanno le discipline mediche (es. genetica e genomica).

Riguardo la prevenzione, per gli italiani appartiene ancora principalmente alla sfera medica: per il 66 per cento la prevenzione riguarda screening e controlli periodici, per il 60 per cento stile di vita corretto e per il 52 per cento attenzione all’alimentazione. All’estero la prevenzione viene considerata una forma mentis, uno stile di vita, un concetto penetrato nell’esperienza: per il 60 per cento riguarda l’attività fisica e il movimento, per il 57 per cento attenzione all’alimentazione e per il 55 per cento stile di vita corretto. La maggioranza delle persone, soprattutto in Italia, si dice disposta a modificare il proprio stile di vita (il 45% degli italiani e il 39% degli europei è molto disponibile).

Nuove tecnologie e Intelligenza Artificiale saranno alleate fondamentali della sanità e dell’evoluzione biomedica. Il loro impatto sarà significativo e fondamentale nei prossimi 25 anni (già ora se ne stanno vedendo gli effetti) sia per lo sviluppo di nuovi approcci medici e della biomedicina, sia per una maggiore sostenibilità economica dei sistemi sanitari. Già oggi, tra il 30 e il 40 per cento dei cittadini si immagina immerso in un mondo virtuale e totalmente dipendente dalla tecnologia.

L’invecchiamento della popolazione è uno dei fenomeni con il maggior impatto sui sistemi sanitari per l’Europa. La curva demografica non potrà essere invertita nei prossimi 25 anni a causa dei ritardi degli interventi necessari, ma il vero obiettivo per il futuro è raggiungere una longevity in salute. Al momento è quasi nulla la percezione dell’opportunità fornita dalla silver economy. Per il 50 per cento degli italiani ci sarà un aumento della spesa sanitaria, per il 43 per cento serviranno più caregiver e per il 36 per cento i giovani saranno più in difficoltà.