Nasce l’Associazione italiana di cardionefrologia
Negli ultimi anni la relazione tra cuore e rene, in cui uno influenza l’altro “in salute e malattia” è risultata sempre più evidente in quantità e qualità, con il risultato di portare nel 2008 alla nuova definizione e classificazione della sindrome cardiorenale da parte di JACC.
Una nosografia moderna adottata da diversi gruppi di consenso come ADQI, la Società europea di cardiologia (ESC) e la Cardiorenal Society of America.
Oggi l’Italia dà vita all'Associazione italiana di cardionefrologia (Aicn), associazione tecnico-scientifica senza fini di lucro, sulla scorta di quanto già è avvenuto in altri paesi del mondo (Cardio-renal Society of America).
«Lungi da essere una entità in contrapposizione con già esistenti, l'associazione ha lo scopo di raccogliere i cultori dell’approccio multidisciplinare al paziente cardio-renale, - assicura il presidente, Claudio Ronco, direttore della Nefrologia del S. Bortolo di Vicenza - cercando di abbattere barriere preconcette di formazione o di organizzazione ospedaliera. Nefrologia e cardiologia sono discipline complesse che trovano dignità nelle interazioni reciproche. Il nefrologo può rappresentare una figura di riferimento nel caso di pazienti cardiologici in cui l’interazione fra cuore e rene è il fulcro di alterazioni fisiopatologiche degne di studio e ricerca. Le competenze del singolo specialista talora non sono sufficienti a trattare pazienti complessi – conclude - e, nonostante la formazione in passato sia stata improntata a criteri “d’organo”, emerge oggi sempre più evidente la necessità di una medicina condivisa e multidisciplinare».
Dare numeri precisi sulla sindrome cardiorenale non è semplice, vista la grande eterogeneità dei dati presenti nelle diverse casistiche. Alcuni numeri sono, però, abbastanza certi e documentati: per esempio, tra il 20% e il 40% dei pazienti ricoverati per scompenso cardiaco acuto sviluppano un quadro di malattia renale che, in fase iniziale, si configura come forma acuta per poi evolvere verso un quadro cronico. Allo stesso tempo, un altro dato certo è l’interessamento cardiovascolare in almeno il 50% dei pazienti affetti da malattia renale cronica, nella quale vi è la maggiore incidenza di comorbidità cardiovascolare.