Nasce al Policlinico Gemelli a Roma l’Antimicrobial Stewardship Center of Excellence, il centro specializzato nella lotta all’antimicrobico-resistenza
Agire in fretta non basta. Nella lotta all’antibiotico-resistenza bisogna essere rapidi, è vero, ma anche estremamente precisi. L’intervento deve essere veloce e mirato: riconoscere precocemente un’infezione problematica, identificare il microbo che l’ha generata e individuare il trattamento più efficace per curarla.
È quello che sono chiamati a fare gli esperti dell’Antimicrobial Stewardship Center of Excellence (AMS COE), nato presso la Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli IRCCS a seguito di una partnership strategica con la multinazionale della diagnostica bioMérieux.
Il centro del Gemelli, il decimo AMS COE realizzato da bioMérieux con altrettanti partner nel mondo e il secondo in Europa, lancia domani 17 maggio un progetto di tre anni per accelerare l’impatto della strategia diagnostica nella lotta all’antimicrobico-resistenza.
Nell’Unione Europea più di 670mila infezioni sono dovute a batteri resistenti agli antibiotici, mentre circa 33mila persone muoiono come diretta conseguenza di queste infezioni. In Italia le infezioni resistenti sono responsabili di circa 11mila decessi, la metà dei quali potrebbero essere prevenuti.
Oggi, infatti, non basta più solo prevenire, ma è necessario agire pro-attivamente per scovare tempestivamente i patogeni resistenti, avvalendosi di strategie diagnostiche innovative ed all’avanguardia per individuare in tempi rapidi farmaci in grado di sconfiggerli.
«Conoscere il proprio nemico è essenziale per poterlo sconfiggere. Sapere con esattezza qual è l’agente patogeno specifico responsabile di un’infezione e a quali degli attuali trattamenti a nostra disposizione è resistente, aumenta le chances di cura e riduce il rischio di diffusione dei ‘super-microbi’. In Italia il problema è più urgente che altrove, dato che nel nostro Paese si verificano circa un terzo di tutti i decessi in Europa legati a patogeni resistenti. Se le cose non cambieranno, si stima che nel 2050 in Italia potrebbero esserci fino a 450mila morti per infezioni», spiega Maurizio Sanguinetti, direttore del Dipartimento Scienze di Laboratorio e infettivologiche, direttore della UOC Microbiologia, Policlinico Universitario A. Gemelli IRCCS, ordinario di Microbiologia all’Università Cattolica e past president ESCMID (European Society of Clinical Microbiology and Infectious Diseases).
Grazie alla partnership con bioMérieux, il Policlinico Gemelli attiverà, valuterà e incentiverà soluzioni diagnostiche approfondite e tempestive che permetteranno sia di rilevare nei pazienti la presenza di un'infezione microbica in corso, ma anche di individuare con appositi test rapidi a quali antibiotici quel patogeno è resistente e quindi facilitare la scelta del farmaco giusto. Si tratta della cosiddetta diagnostica molecolare ad approccio sindromico, una strategia pro-attiva al contrasto dell’urgente problema dell’antimicrobico-resistenza.
«Con l’approccio sindromico, l’obiettivo è dunque quello di contrastare la vecchia abitudine di ricorrere a trattamenti antibiotici ‘sequenziali’, cioè di provare nello stesso paziente farmaci diversi prima di trovare quello giusto Una procedura, quest’ultima, ancora troppo diffusa e pericolosa in quanto alimenta a sua volta la diffusione dell'antibiotico resistenza. Il risultato di una diagnostica superficiale porta all’utilizzo indiscriminato di diversi trattamenti antibiotici e antimicotici che alla fine possono rivelarsi inutili e dannosi, non solo per il paziente che li riceve, ma anche per l’intera comunità. È ormai assodato che il problema dell’antimicrobico-resistenza dipende in grandissima parte dal sempre più diffuso abuso di farmaci», spiega Sanguinetti.