Prevenzione e innovazione per la salute del futuro

L'evento

Prevenzione e innovazione per la salute del futuro

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Immagine: ©HealthDesk
di redazione
A Roma “InnovaCtion”, evento di Gsk sulle sfide che aspettano la sanità in Italia e nel mondo. Da Gsk investimento in Italia da 800 milioni in 5 anni

C’è un sottile filo rosso che lega la sostenibilità, la crescita economica del paese, lo sviluppo dei Paesi a basso reddito. È il filo della salute. La prevenzione, la ricerca, l’innovazione sono tre componenti essenziali per garantirla. Ancor più alla luce dei cambiamenti demografici che stanno investendo i Paesi a più alto reddito, in primis l’Italia, e in futuro si spera il resto del mondo. A queste sfide è stato dedicato “InnovaCtion. Ricerca, innovazione e cambiamento per la salute del futuro”, evento promosso da Gsk tenutosi il 28 novembre a Roma. 

«InnovaCtion vuole unire unire tutti gli attori, dalle istituzione alle associazioni dei pazienti, per garantire che l’innovazione arrivi al cittadino. Crediamo che l’innovazione senza un’azione specifica sia solo una parola», ha affermato Fabio Landazabal, presidente e amministratore delegato di Gsk Italia. 

Una nuova idea di prevenzione per una popolazione che invecchia

Entro il 2030, si prevede che il numero di persone di età pari o superiore a 60 anni aumenterà di oltre un terzo, raggiungendo 1,4 miliardi di persone. L’Italia è uno dei Paesi più longevi: si conferma al secondo posto tra i 27 Stati Membri dell’Unione Europea, con 83,6 anni, dopo la Spagna.

In particolare, gli over 65 italiani rappresentano il 23% (oltre 4 punti percentuali in più rispetto alla media UE) della popolazione totale, e nel 2050 si prevede che ne costituiranno fino al 35%. 

È necessario perciò ripensare l’attuale sistema di welfare e sanitario, considerando che 4,8 milioni di persone sono a rischio di esclusione sociale. Mantenere in buona salute la popolazione adulta significa favorire la ricchezza, incrementare i consumi e ridurre i costi socio-assistenziali nel tempo.

In quest’ottica è essenziale prevedere un percorso di salute che ruoti attorno a un nuovo concetto di prevenzione, una “Prevenzione 2.0”, una presa in carico della persona, che possa contribuire a garantire un futuro di salute alla popolazione. «Credo che dovremmo sostituire l’espressione “calendario vaccinale” con quella "calendario della salute’’, perché la vaccinazione è uno dei molti atti, dei molti stili di vita, che facciamo per la nostra salute”, ha detto il il direttore generale della Prevenzione sanitaria del ministero della Salute, Francesco Vaia,

«Dovremmo segnarci questi appuntamenti importanti sul calendario. Cominciamo con l’allattamento al seno, che qualcuno fa per noi, ed è il primo atto per prendersi cura di sì. Poi le vaccinazioni per l’infanzia. L’appuntamento successivo è quello intorno ai 10-11 anni, con il vaccino contro il virus Hpv», ha proseguito Vaia. «Si tratta di un appuntamento importante ma sottovalutato. Le coperture sono solo del 33%, quando l’obiettivo è del 95%. Ricordiamoci che è importante anche per i maschi, dato che questo virus causa tumori del pene, dell’ano, dell’orofaringe», ha specificato il direttore della Prevenzione del ministero della Salute. «Infine, andando avanti fino all’età più avanzata, non bisogna dimenticare gli altri vaccini, dall’influenza al Covid all’Herpes Zoster».

Si tratta «di una nuova visione, integrale, del paziente. Per farla diventare realtà, serve una collaborazione tra pubblico e privato nella forma più trasparente possibile», ha aggiunto Landazabal.

Rafforzare la salute globale

Di pri passo tuttavia è prioritario lo sforzo per ampliare il diritto alla salute anche nei Paesi a basso reddito. 

«Le malattie infettive continuano a essere alcune delle principali cause di morte nei Paesi a basso reddito e il luogo in cui si vive continua a definire le tue possibilità di godere di una vita sana. Tra i principali fattori di morbilità e mortalità figurano la tubercolosi, la malaria, la resistenza antimicrobica, l'Hiv e le malattie tropicali trascurate», ha affermato Deborah Waterhouse CEO di ViiV Healthcare e presidente di Global Health presso GSK.

Se non trattate, queste malattie provocano risultati sanitari scarsi, disturbi mentali legati allo stigma e un aggravamento delle disuguaglianze sociali e sanitarie. La prevenzione e il trattamento delle malattie infettive, insieme a un accesso duraturo ai vaccini e ai farmaci è una parte fondamentale della risposta globale per affrontare le sfide sanitarie, in particolare nei Paesi a basso reddito.

«I nostri sforzi si concentrano sullo sviluppo di nuovi farmaci e vaccini nei nostri due centri di ricerca e sviluppo, uno dei quali è qui a Siena, in Italia. A ciò aggiungiamo l’obiettivo di dare un accesso equo al portafoglio e alla pipeline di GSK e di rafforzare le partnership per sostenere i sistemi sanitari, in modo da garantire che la nostra innovazione raggiunga i pazienti che ne hanno più bisogno. Per raggiungere questi obiettivi, l'anno scorso abbiamo annunciato l’investimento di 1 miliardo di sterline in dieci anni per accelerare la ricerca e lo sviluppo nel settore sanitario globale», ha aggiunto Waterhouse. «La nostra strategia è incentrata su nuovi farmaci e vaccini per prevenire e curare malattie infettive tra cui tubercolosi, malaria, resistenza antimicrobica, malattie tropicali trascurate e Hiv, attraverso ViiV Healthcare». 

Per l’Italia un ruolo strategico

L’Italia in questo scenario gioca un ruolo importante. Al Centro ricerche vaccini di Siena è stato scoperto e sviluppato il vaccino contro la meningite B e il Centro ricerche GVGH per la prevenzione delle malattie neglette nei Paesi in sviluppo ha recentemente scoperto e sviluppato un vaccino contro la febbre tifoide attualmente impiegato attraverso la GAVI Alliance in diversi paesi bisognosi. A Rosia è presente un sito produttivo che prepara ed esporta in oltre 100 paesi vaccini per meningite, Herpes zoster e Virus respiratorio sinciziale.

Intanto, Gsk ha annunciato per i quinquennio 2020-2025 investimenti per 800 milioni di euro, di cui il 59% destinato ai vaccini e il 14% del totale per la sola ricerca.

«Gsk ha scelto da tempo l’Italia per insediare poli strategici di ricerca produzione e ha continuato a farli crescere negli anni, ottenendo notevoli risultati in termini di farmaci e vaccini innovativi messi a disposizione di tutto il mondo. Noi crediamo nel Sistema Paese e vogliamo continuare a contribuirvi ma come tutto il settore siamo soggetti alla pressione competitiva di altri paesi che sanno attrarre gli investimenti con migliori condizioni di accesso all’innovazione, di tutela della proprietà intellettuale e con sistemi decisionali e regolamentari più rapidi», ha dichiarato Fabio Landazabal. «Con i cambiamenti dell’economia ed il progressivo invecchiamento della popolazione non basta però aumentare le risorse a disposizione per migliorare la salute della popolazione, salvaguardare l’economica ed incoraggiare il settore. Serve un nuovo piano nazionale per le scienze della vita, pensato insieme da politica, istituzioni nazionali e regionali, accademia, associazioni e settore privato che integri le nuove tecnologie e consenta una presa in carico della persona a 360 gradi, nella prevenzione e nel trattamento e che faciliti l’accesso all’innovazione, generando attrattività all’investimento e sviluppo per il Paese», ha concluso.