Tumore ovarico, a Treviso l'ultima tappa della campagna 'Manteniamoci informate!'

La campagna

Tumore ovarico, a Treviso l'ultima tappa della campagna 'Manteniamoci informate!'

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Immagine: HealthDesk
di redazione

Grazie ai progressi nella ricerca, diagnosi e terapia, sono tante le novità che vale la pena conoscere nell’ambito del tumore ovarico. Le innovazioni terapeutiche che stanno migliorando la sopravvivenza e la qualità di vita, i test molecolari, che permettono di accedere al trattamento più appropriato per il proprio tipo di tumore, la chirurgia, sempre più precisa e meno invasiva. 

Questi sono i temi principali affrontati nella giornata della tappa veneta della campagna “Tumore Ovarico. Manteniamoci informate!”, ideata e realizzata da Pro Format Comunicazione e Mad Owl in collaborazione con le Associazioni aBRCAdabra onlus, ACTO, LOTO e Mai più sole e sponsorizzata in esclusiva da GSK. Le donne e le pazienti hanno avuto la possibilità di rivolgere direttamente dubbi e domande sul tumore ovarico a ginecologi, genetisti e oncologi. 

Sono oltre 1.000 le donne venete che convivono con un tumore ovarico, ogni anno si registrano circa 430 nuovi casi di cui circa 70 sono prese in carico ogni anno dal Centro di riferimento regionale dell’Ospedale Ca’ Foncello di Treviso.

La malattia e la presa in carico

Il tumore ovarico nel 70 per cento dei casi è di origine sporadica e si sviluppa in una popolazione femminile non più̀ giovane. La prevalenza si colloca soprattutto nella fascia d’età 60-74 anni. Ma le forme associate a una predisposizione genetica o familiare hanno un’insorgenza più precoce e possono colpire le donne già a 40 anni o anche prima. Se viene riconosciuto e diagnosticato nelle prime fasi, questo tumore può avere una prognosi favorevole. La malattia però è subdola , i suoi sintomi sono aspecifici o non riconosciuti, tanto che nel 70-80 per cento dei casi viene diagnosticato quando la malattia è in fase avanzata, riducendo in questo modo sia le possibilità di guarigione che di cura.

«Diagnosticare precocemente il tumore ovarico è fondamentale, ma, purtroppo, non sono ancora disponibili screening efficaci e il tumore ovarico dà segni di sé solo in fase avanzata l’unica strategia preventiva è la chirurgia profilattica nelle donne a rischio che vengono identificate con i test genetici per le alterazioni dei geni BRCA 1 e BRCA 2. Rispetto all’approccio e al trattamento, diverse cose sono cambiate rispetto a 10-15 anni fa; ad esempio, la chirurgia è diventata altamente specialistica, per questo deve essere effettuata solo in Centri di riferimento, inoltre può essere mininvasiva negli stadi iniziali della malattia e più invasiva negli stadi avanzati, con l’obiettivo di asportare tutta la malattia visibile. Nel nostro Centro di riferimento, al quale afferiscono anche pazienti provenienti da Belluno e Feltre, abbiamo un percorso diagnostico-terapeutico assistenziale (PDTA) all’interno del quale si inserisce un team multidisciplinare, assolutamente indispensabile per affrontare una patologia complessa come il tumore dell’ovaio. La donna dal momento della diagnosi viene seguita per tutta la fase pre-operatoria e post operatoria fino alle cure mediche e al follow up: cure mediche che in anni recenti sono molto migliorate, allungando la sopravvivenza con periodi più lunghi liberi da malattia e miglioramento della qualità della vita. Il Centro offre anche un sostegno psicologico per le pazienti e i famigliari necessario per affrontare una diagnosi sempre molto drammatica», afferma Enrico Busato, Direttore UOC Ginecologia e Ostetricia, Ospedale Ca’ Foncello di Treviso. 

L’importanza della diagnosi precoce per cure efficaci

La sopravvivenza delle pazienti cambia decisamente quando il tumore ovarico viene scoperto precocemente. Invece, spesso le donne arrivano all’osservazione quando la malattia è in stadio avanzato e le cure diventano più limitate e meno efficaci. 

«È molto importante effettuare un’anamnesi accurata al fine di riuscire a scoprire le donne che hanno un rischio di familiarità per questo, o altri, tumori – sottolinea Ilaria Pezzani, Ginecologa con Alta Specializzazione in Oncologia, Ospedale Ca’ Foncello di Treviso – o a rischio di predisposizione genetica. Nella nostra Regione sono stati individuati percorsi privilegiati con la costruzione di una rete che riunisce le province di Belluno, Feltre e Treviso, così da centralizzare i casi di tumore ovarico che devono rispondere a precisi criteri ecografici che indicano il rischio di sviluppare la neoplasia; questo permette di indirizzare i casi con rischio superiore al 10 per cento al Centro di riferimento regionale con volume di intervento adeguati».

Il tumore ovarico ha una presentazione subdola, silente con sintomi aspecifici: la diagnosi è difficile e spesso molto tardiva. «Tutto questo non è cambiato negli ultimi 15-20 anni quello che invece è cambiato è l’approccio terapeutico. Se il tumore è asportabile, la prima opzione terapeutica è l’intervento chirurgico, se invece il tumore è troppo esteso e non è resecabile si programma in accordo e condivisione con il team multidisciplinare la chemioterapia neo-adiuvante seguita dall’intervento chirurgico. I farmaci e gli schemi di cura sono piuttosto tradizionali: antracicline, taxani, platino, che portano alcuni effetti collaterali che però oggi rispetto al passato sono meglio gestiti dall’oncologo. È importante utilizzare tutte le armi a disposizione, non ultimi i PARP inibitori, secondo strategie mirate alle caratteristiche del singolo tumore e alle esigenze della singola paziente», dice Adolfo Favaretto, Direttore UOC Oncologia, Ospedale Ca’ Foncello di Treviso. 

Come si fa la diagnosi?

Ad oggi per il tumore ovarico non esistono strumenti di prevenzione come il vaccino per il tumore della cervice uterina o il PAP test per il tumore dell’utero, così come non esistono test di screening precoci come la mammografia per il tumore al seno.

Quando il carcinoma ovarico viene rilevato in fase iniziale, può essere rimosso completamente con la chirurgia e questo può portare alla guarigione. L’iter diagnostico in caso di sintomi frequenti e ricorrenti, (i più comuni includono gonfiore addominale persistente, necessità di urinare spesso, fitte addominali) prevede: visita medica e ginecologica ecografia ginecologica, valutazione dei marcatori tumorali, TAC addominale e PET, gastroscopia e colonscopia.

Una corretta diagnosi di tumore dell’ovaio può essere completata dopo aver effettuato un’ecografia transvaginale e un controllo dei marcatori tumorali (CA125, HE4 e CEA) attraverso un prelievo di sangue periferico.

In caso di ulteriore dubbio, vengono eseguite anche una TAC addominale ed eventualmente una PET.

I test genetici

Un’opportunità importante per anticipare la diagnosi è legata allo studio della familiarità e quindi alla presenza di mutazioni ereditarie come BRCA 1 e BRCA 2; infatti, nel 25% dei casi il tumore ovarico è di origine genetico-ereditaria. La conoscenza dei test genetici da parte delle donne è fondamentale: il primo test è somatico, su tessuto tumorale, e permette di sapere se una donna è portatrice o meno di una mutazione del gene BRCA; il secondo test da eseguire è quello germinale, ovvero del sangue, ed è l’unico in grado di stabilire il carattere ereditario della mutazione. 

«La ricerca negli ultimi decenni ha portato alla scoperta di alcuni geni i cui difetti predispongono all’insorgenza del tumore ovarico. Questi geni sono diventati oggetto di test diagnostici capaci di identificare le donne portatrici di queste mutazioni: questo ha contribuito in maniera sostanziale al miglioramento della diagnosi e ha consentito di introdurre nuove terapie mediche mirate al BRCA 1 e 2. Inoltre, questi test sono utili anche per identificare i familiari a rischio – spiega Licia Turolla, Responsabile UO di Genetica Ospedale Ca’ Foncello di Treviso – in Veneto tutte le donne con una diagnosi di tumore ovarico possono accedere gratuitamente ai test genetici, somatico su tessuto e germinale su sangue: in generale, i test genetici vanno sempre eseguiti in caso di diagnosi di tumore ovarico o quando esiste la possibilità di una familiarità per tumore. Di solito è l’oncologo che indirizza alla consulenza genetica. Se una donna scopre di essere positiva verrà indirizzata dagli specialisti della genetica e dagli oncologi a eseguire tutti gli esami e i test preventivi. La donna entra così in un percorso di PDTA prestabilito e dedicato come quello del Ca’ Foncello».

Le terapie di mantenimento

La possibilità per tutte le donne, con o senza mutazioni, di accedere alle terapie di mantenimento orali, che permettono di allontanare le ricadute e il ritorno periodico in ospedale per le infusioni, rappresenta una delle innovazioni più importanti di questi anni ottenuta grazie al supporto continuativo della ricerca. 

«Le terapie di mantenimento sono trattamenti non chemioterapici, a base di farmaci o antiangiogenetici- e/o a bersaglio molecolare come i PARP inibitori, capaci di inibire l’enzima PARP che lavora nel riparo del DNA; la sua inibizione porta a morte le cellule maligne – commenta Grazia Artioli, Dirigente Medico Oncologia, Ospedale Ca’ Foncello di Treviso – i PARP inibitori oggi vengono impiegati sia nelle donne con mutazioni BRCA sia nelle donne non mutate e hanno dimostrato di rallentare la comparsa di recidive. I PARP inibitori presentano diversi vantaggi: si somministrano per via orale, così la paziente non è costretta a continui accessi in ospedale e questo migliora la qualità di vita; hanno un profilo di tossicità buono, tanto che gli effetti collaterali dopo le prime settimane tendono a scomparire, anche perché è possibile adattare la dose ai profili di tossicità della paziente. Questo ne migliora l’aderenza alla cura dal momento che queste terapie di mantenimento vanno proseguite nel tempo».

Tenersi informate 

L’informazione sul tumore ovarico ha un ruolo chiave, perché nell’ultimo decennio ci sono stati molti progressi nelle terapie, riposizionando le consolidate terapie di mantenimento con anti-VEGF somministrate per via infusionale in day-hospital per lo più nelle pazienti che non rispondono alla chemioterapia o in recidiva di malattia. Tutto questo comporta un chiaro miglioramento della qualità di vita delle pazienti e del loro percorso di cura. In questo è fondamentale il supporto delle Associazioni, perché la donna con diagnosi di tumore ovarico ha numerose esigenze e bisogni e va supportata nel post-operatorio.  È quanto si propone di fare l'Associazione ACTO onlus, presente sul territorio veneto da luglio 2022. 

«La campagna “Tumore Ovarico. Manteniamoci informate!” serve a mantenere alta l'attenzione delle donne sull'importanza di essere curate in Centri altamente specializzati, sulla possibilità di accedere a cure sempre più personalizzate e ai test genetici – dichiara Petra De Zanet, Presidente ACTO TriVeneto – queste campagne però sono rivolte anche alle donne che non sono state ancora colpite dal tumore ovarico, per dare loro l’informazione e le conoscenze importanti su questa neoplasia. Il nostro primo obiettivo è farci conoscere sul territorio e per questo ci siamo alleate con i medici per essere anche più vicine alle pazienti. Abbiamo scelto come nostro simbolo la vite, diffusa nel nostro territorio, una pianta resiliente e robusta, ma anche fragile, se esposta ad eventi avversi. Abbiamo iniziato la nostra attività con una serie di passeggiate nella natura del Restera Sile, una località immersa nel verde: camminare insieme con le donne e i medici per godere dei colori meravigliosi che l’habitat offre e che curano l’animo e al tempo stesso fare domande, nuove conoscenze sulla malattia; un’altra iniziativa è stata un momento conviviale all’interno di una cantina. Con il nuovo anno partirà un’esperienza di fitness dedicato, anche questa immersa nella natura. Importante è l’attività sui social, Youtube e Facebook, per diffondere la nostra voce e avvicinarci alla popolazione femminile». 

La campagna

Per il terzo anno GSK rinnova la propria partnership con le Associazioni e la comunità scientifica per consolidare nella popolazione la cultura e la conoscenza sul tumore ovarico. «La nostra azienda ha deciso di continuare a supportare questa iniziativa perché crede fortemente nella necessità di informare le donne, di fare prevenzione e creare consapevolezza su una patologia subdola e aggressiva come il tumore ovarico – commenta Sabrina De Camillis, Head of Government Affairs & Communications GSK – attraverso iniziative come questa vogliamo raggiungere tutte le donne che si trovano ad affrontare il percorso di malattia, grazie alla consolidata partnership con le Associazioni di pazienti impegnate sul tumore ovarico che anche quest’anno hanno dato il patrocinio a “Tumore Ovarico. Manteniamoci informate! Da donna a donna”, una campagna in linea con la nostra filosofia e il nostro approccio, basata su modelli comunicativi e linguaggi diversi in grado di raggiungere un ampio pubblico grazie all’utilizzo di strumenti online e offline».