Covid, influenza stagionale, virus e pazienti fragili: “maneggiare con cura”
Un utilizzo adeguato di farmaci, il trattamento precoce e una profilassi pre-esposizione permettono di diminuire ospedalizzazioni e decessi.
Intorno a questo argomento si è svolto di recente a Roma un convegno promosso dall'Associazione immunideficienze primitive (Aip) con il contributo non condizionante di GSK, nel corso del quale si sono confrontati pazienti di diverse Associazioni, clinici e Istituzioni che hanno sollecitato l'emenazione del nuovo Piano pandemico.
Obiettivo dell'incontro, spiega Alessandro Segato, presidente Aip, è di «aumentare il volume della nostra voce per sensibilizzare le Istituzioni a proteggere le persone fragili, con strumenti di prevenzione e cura oggi disponibili, cioè vaccini, antivirali e monoclonali, rendendoli disponibili nei modi e nei tempi adeguati, anche attraverso l'informazione e la formazione dei medici e dei professionisti della salute, e favorendo la partecipazione protetta al lavoro, alla scuola e agli altri ambiti sociali in modo che tutte le fasce della popolazione abbiamo strumenti di protezione adeguata alle proprie necessità».
I “fragili” sono le persone individuate dal Piano nazionale vaccini anti-Covid-19 per rischio elevato di sviluppare forme gravi di Covid-19, a causa di un danno d’organo pre-esistente, per una malattia rara o per una compromissione della risposta immunitaria a SARS-CoV-2 e per grave disabilità ai sensi della legge 104 del 1992 art. 3 comma 3. «In alcune classi di pazienti che presentano livelli di immuno-compromissione – sottolinea Alessandra Vultaggio, specialista in Immunologia all’ospedale Careggi di Firenze - il vaccino non manifesta la stessa efficacia che nei sani. Per loro sono fondamentali farmaci antivirali da poter utilizzare nelle fasi iniziali dell’infezione – aggiunge - allo scopo limitare i tempi di positività del soggetto, con tante ripercussioni favorevoli sia in termini medici che sociali».