Dall’emergenza alla ricostruzione: i due anni alla velocità della luce della sanità

Il rapporto

Dall’emergenza alla ricostruzione: i due anni alla velocità della luce della sanità

Secondo il Rapporto OASI 2021 dall'inizio della pandemia l’assistenza sanitaria ha attraversato quattro “epoche”. Ora è il momento di mettere a frutto l’esperienza maturata in questi anni drammatici

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Immagine: Alberto Giuliani, CC BY-SA 4.0 <https://creativecommons.org/licenses/by-sa/4.0>, via Wikimedia Commons
di redazione

La pandemia ha costretto la sanità italiana ad accelerare i tempi del cambiamento. Negli ultimi due anni il servizio sanitario nazionale ha subito più trasformazioni che in tutta la sua storia. Secondo il Rapporto OASI 2021 (Osservatorio sulle Aziende e sul Sistema sanitario Italiano), presentato il 18 novembre in SDA Bocconi School of Management, l’assistenza sanitaria da febbraio 2020 a oggi ha attraversato quattro fasi o “epoche” caratterizzate da finalità e modalità organizzative diverse, passando dalla gestione dell’emergenza alla ricostruzione. 

Quando è arrivato il nuovo virus, il servizio sanitario nazionale era in regime di contenimento delle spese con un tasso di crescita della spesa sanitaria pubblica prossimo a zero. Nella seconda epoca, avviata a marzo 2020 in piena prima ondata della pandemia, quando il contrasto a Covid-19 era diventato l’obiettivo totalizzante, la spesa sanitaria è aumentata di circa 6 miliardi (+5%) e il sistema ha scoperto doti di flessibilità fino ad allora inesplorate. 

«Nel corso del 2020 e dei primi mesi del 2021, la percentuale di posti letti dedicati al COVID ha oscillato a fisarmonica dal 5 all’80 per cento. La flessibilità ha riguardato anche i profili del personale reclutato, con il consistente impiego di medici pensionati e medici non specializzati; le forme contrattuali, con una prevalenza di tempo determinato e libera professione; le modalità organizzative, pensiamo alla costituzione delle USCA», ha ricordato Alberto Ricci, coordinatore del Rapporto OASI. 

La terza fase è stata quella della convivenza con Covid-19, caratterizzata da una diminuzione della pressione ospedaliera. In questo momento è subentrata l’esigenza di recuperare tutti i servizi che erano stati sospesi a causa della pandemia. Si arriva infine alla quarta epoca, quella attualmente in corso, dedicata ai progetti finanziabili con il Pnrr. Si lavora sul futuro, con la prospettiva di vedere i risultati degli sforzi attuali negli anni a venire, a 3-5 anni. 

«L’errore più grande sarebbe quello di cercare di potenziare i servizi in maniera lineare con gli stessi modelli di servizio del passato, confidando in una crescita continua delle risorse», ha detto Ricci. In realtà le risorse messe a disposizione della sanità raggiungeranno il massimo storico di 129 miliardi quest’anno, per poi diminuire molto lentamente. L’Italia ha raggiunto il 156 per cento di debito pubblico sul Pil e le esigenze di rientro impediranno, molto probabilmente, di allineare la nostra spesa sanitaria (prevista nei prossimi anni intorno al 6,5% del PIL) a quella di Paesi come Francia e Germania, storicamente intorno al 9 per cento.

I problemi di salute della popolazione italiana, una volta superata la situazione emergenziale, torneranno a essere quelli di sempre, cronicità, non-autosufficienza, riabilitazione ecc… ma saranno ancora più diffusi. Secondo l’Istat nel 2040 la popolazione over 65 raggiungerà i 19 milioni, pari al 32 per cento dei residenti totali (59,3 mln). 

«La sfida sarà quella di sostituire i tagli con processi profondi di riallocazione, riorganizzazione del lavoro e ridisegno delle forme dei servizi. La motivazione profonda è che, a parità di risorse disponibili, la domanda di salute non solo aumenta, ma cambia assieme al contesto demografico e sociale», specifica Francesco Longo, docente Bocconi e ricercatore del CERGAS, il Centro di Ricerche sulla Gestione dell’Assistenza Sanitaria e Sociale. responsabile scientifico del Rapporto.