Diabete, le proposte di Diabete Italia e Motore Sanità per un modello di Regione ideale

La proposta

Diabete, le proposte di Diabete Italia e Motore Sanità per un modello di Regione ideale

di redazione

La regione italiana ideale nella gestione del diabete ancora non esiste, ma sappiamo come realizzarla. Basta prendere le buone pratiche delle singole regioni e unirle in un’unica proposta di assistenza ai paziente. È l’idea alla base dell’iniziativa di Diabete Italia con Motore Sanità che, insieme, hanno promosso dei tavoli di confronto regionali per fotografare modelli organizzativi e criticità gestionali nel nostro Paese. Un percorso a tappe in tutta Italia, da Nord a Sud, con l’obiettivo di raccogliere idee concrete e applicabili in grado di disegnare “la Regione Ideale di Diabete Italia”. «Una Regione nella quale possano convergere tutte le buone pratiche delle singole regioni italiane e che possa diventare un modello da diffondere in ogni realtà territoriale», dichiarano Stefano Nervo, presidente Diabete Italia e Paolo Guzzonato, della direzione scientifica di Motore Sanità.  

Il risultato di questo lungo lavoro che ha coinvolto 86 esperti di tutte le regioni, giunto a termine in concomitanza con la Giornata Mondiale del Diabete, è stato presentato nel corso dell’evento “Accesso alle cure per il diabete, se non ora quando?” tenutosi a Venezia il 15 novembre. 

La “Regione modello” si costruisce in otto mosse: 

1-Riorganizzare il sistema assistenziale sul diabete attraverso investimenti in risorse umane, in modelli organizzativi, tecnologia, formazione. 

2-Differenziare i percorsi di cura: serve un percorso agevolato per i giovani con il coinvolgimento delle scuole, con servizi differenziati, con infermieri dedicati.

3- Creare a livello Nazionale un Osservatorio Permanente con funzioni di cabina di regia con il compito di monitorare la realizzazione pratica dei piani socio-assistenziali per il diabete.

4- Facilitare l’accesso all’innovazione tecnologica di valore (farmaci e dispositivi) che viene ancora valutata in maniera penalizzante.

5-Semplificare il sistema assistenziale. Ridare ruolo attivo alla medicina territoriale sulla gestione dei farmaci “innovativi” (molti in scadenza brevettuale) per i quali oggi non ha accesso alla prescrizione. 

6-Potenziare l’utilizzo della telemedicina per la gestione del malato di diabete, seguendo modalità ed esempi di chi ha già sperimentato punti di forza e aree critiche. 

7- Informare i pazienti sulle gravissime conseguenze che la mancata aderenza alla terapia può avere sulla loro salute. La riduzione di aspettativa di vita nella persona con diabete non in controllo glicemico (aspetto fortemente collegato alla aderenza terapeutica) è di 7-8 anni.

8- Adottare Linee di indirizzo Nazionali per un percorso diagnostico terapeutico assistenziale (PDTA) sul diabete condiviso e uniforme per tutta Italia che, seppure declinato secondo le varie realtà regionali, dia a tutti i cittadini le stesse possibilità di diagnosi e cure. 

Molti di questi punti erano già previsti dal Piano Nazionale sulla malattia diabetica, costruito sulle indicazioni della commissione Nazionale diabete, ma molte altre sono state dettate dai cambiamenti di scenario avvenuti, non ultimo quello creato dalla recente pandemia che ha messo in luce la fragilità della presa in carico territoriale.