Diabete, la sfida aperta dell’accesso alle cure nel post-Covid

L’indagine

Diabete, la sfida aperta dell’accesso alle cure nel post-Covid

di redazione

 Ritardi nelle nuove diagnosi, rinvio dei nuovi trattamenti, difficoltà di prenotazione per la prima visita e per quelle di controllo. Sono solo alcune delle conseguenze della pandemia sull’accesso alle cure per i pazienti con diabete messe in evidenza nell’indagine di IQVIA promossa da Sanofi.  Dal confronto con il periodo con il trend storico del 2019 è emerso che tra marzo e maggio 2020, durante la prima ondata della pandemia, le restrizioni imposte alle visite mediche e il timore dei pazienti di recarsi presso reparti e ambulatori, ha determinato  ritardi significativi nelle nuove diagnosi (-41% rispetto agli stessi mesi del 2019), nell’avvio di nuovi trattamenti (-36%), nell’effettuazione delle  prime visite (-66%) e dei follow-up (-56%). A partire dalla seconda metà del 2020 si è assistito a una progressiva ripresa di diagnosi e visite, significativamente superiore alle altre aree terapeutiche, a dimostrazione della capacità del sistema di reagire alla pandemia e mantenere il contatto con i pazienti con diabete.

Per tutta la seconda metà del 2020 le nuove diagnosi e i nuovi trattamenti si sono mantenuti in linea o poco al di sopra dei livelli pre-pandemici e nel primo semestre del 2021 hanno addirittura superato i livelli del 2019, segnale della capacità di recupero dei pazienti in lista di attesa. Ma resta critico l’accesso alle visite di follow-up (-23%). La difficoltà a mantenere il contatto tra medico e paziente si è tradotta di conseguenza in una riduzione dell’aderenza terapeutica (già non ottimale), che è diminuita di 5 punti percentuali rispetto al periodo pre-pandemia in Italia (dal 60% al 55% di pazienti aderenti al trattamento).

«Mai come quest’anno in cui si celebrano i cento anni dalla scoperta dell’insulina, terapia che ha letteralmente rivoluzionato la cura del diabete, Sanofi sente l’esigenza di ribadire il proprio impegno per un migliore e più completo accesso all'innovazione per i milioni di italiani che convivono con questa patologia. Questa indagine con IQVIA nasce proprio dall’esigenza di registrare come il sistema abbia reagito allo stravolgimento dettato dalla pandemia, nell’ambizioso tentativo di colmare i bisogni di tutti gli attori coinvolti», dichiara Katia Massaroni, General Medicines Medical Head di Sanofi.

Per garantire la continuità della relazione medico-paziente, la maggior parte dei diabetologi  (61%) si augura che vengano potenziate le modalità di contatto da remoto e adottati nuovi modelli di presa in carico del paziente che prevedano la possibilità di mantenere il contatto anche a distanza (per esempio per le visite di follow-up, il controllo degli esami o il rinnovo dei piani terapeutici).

«La pandemia è stata l’occasione per porre l’accento sulle opportunità che può offrire la telemedicina in tutte le sue sfaccettature, quindi non solo televisite ma anche telemonitoraggi e teleconsulti con i medici di medicina generale. Auspico la realizzazione di centri servizi che gestiscano a 360° le necessità delle persone con diabete, realizzando un sistema di cure integrato. Intendo un modello organizzativo che coinvolga tutti gli attori sanitari che si occupano di malattie croniche come il diabete: i medici specialisti con gli infermieri, i medici di famiglia, il personale dei distretti delle aziende sanitarie deputati alla fornitura di farmaci e presidi, i farmacisti, con il supporto delle aziende di farmaci e device. Tutto ciò per garantire uno dei principi fondamentali del nostro SSN ovvero l’equità di accesso alle cure, che purtroppo, ad oggi, non si realizza a pieno per le persone con diabete», ha commentato Stefano Genovese, Responsabile dell’Unità di Diabetologia, Endocrinologia e Malattie Metaboliche presso il Centro Cardiologico Monzino IRCCS e membro di EGIDE (Expert Group for Integrated Care and Digital Health Europe).