A fianco delle donne vittime di violenza per curare gratuitamente le cicatrici

Il Progetto

A fianco delle donne vittime di violenza per curare gratuitamente le cicatrici

di redazione

È ancora possibile partecipare al Progetto RigeneraDerma, presentato nell’aprile 2022, che, grazie a Biodermogenesi in collaborazione con l’Università di Verona, offre a 500 persone una cura gratuita per le cicatrici.

Testimonial del progetto è Filomena Lamberti, la donna salernitana cui, nel 2012, l’ex marito nella notte versò dell’acido su testa, volto, mani e décolleté. A dieci anni di distanza da quel tragico episodio, finalmente la donna sta via via riacquistando la sensibilità dei tessuti. Tanto da riuscire a «sentire nuovamente il vento sul volto», come lei stessa ha dichiarato, grazie al percorso di terapia con metodologia Biodermogenesi.

Questo metodo, spiega Anna Maria Minichino, medico responsabile dermoestetico del Centro dermatologico Brunetti di Salerno, «è in grado di recuperare la funzionalità del microcircolo cutaneo, migliorando la qualità della matrice extracellulare e moltiplicando la produzione di collagene e fibre elastiche in tutte le alterazioni cutanee, in particolare sulle cicatrici».

Dopo i risultati positivi ottenuti nella cura di Lamberti (il cui caso è stato pubblicato sulla rivista Bioengeneering) Biodermogenesi torna contro la violenza di genere, affidando ai propri specialisti il percorso terapeutico di Maria Antonietta Rositani, la donna calabrese scampata al tentativo di omicidio da parte dell’ex marito che nel 2019 provò a ucciderla dandole fuoco. L’uomo evase dai domiciliari che stava scontando nel Napoletano e si presentò a Reggio Calabria da lei. Maria Antonietta riportò ustioni sul 50 per cento del corpo. In seguito all’aggressione trascorse venti mesi in ospedale tra terapia intensiva e decine di interventi chirurgici.

«Ho da sempre lasciato da parte il vittimismo – racconta Rositani - mostrandomi come una donna che ce l'ha fatta. Ma questo approccio fa sì che spesso non venga capita e la mia condizione sottovalutata. Paradossalmente in ospedale ero protetta e curata. Una volta fuori, invece, curarmi adeguatamente con la pensione di invalidità è quasi impossibile. Nel male però ho scoperto l'altro lato della medaglia: il mondo è al contempo un posto meraviglioso. Ho ricevuto l'affetto e il sostegno di tante persone che si sono strette intorno a me. Grazie a loro ho ancora la possibilità di sognare una vita normale e sperare che le mie cicatrici non degenerino».

Il metodo Biodermogenesi, come spiega Maurizio Busoni, docente al Master di Medicina estetica dell’Università di Roma Tor Vergata e dell’Università di Barcellona e responsabile del Progetto RigeneraDerma, agisce favorendo direttamente la rigenerazione cutanea, erogando tre tipi di stimolazioni, riesce a riattivare il circolo cutaneo, favorendo il recupero del normale calibro dei capillari, con conseguente ossigenazione del tessuto. Contemporaneamente i campi elettromagnetici favoriscono la formazione di nuove fibre elastiche e di collagene che permettono di rimodellare il tessuto cutaneo, avvicinandolo alla sua forma migliore». La rigenerazione della pelle di Rositani, ustionata e coperta di cicatrici e fibrosi profonde, avverte Busoni, «sarà molto più complessa di quanto normalmente avviene con le normali cicatrici che abbiamo trattato sino ad oggi. L’obiettivo è un miglioramento funzionale del tessuto ustionato, con una progressiva riduzione delle fibrosi e un ammorbidimento che dovrebbero permettere una migliore funzionalità e motilità degli arti inferiori».

«Sono stato ben lieto di offrire professionalità e competenza con il massimo impegno possibile e l'ausilio di tecnologie di altissimo livello, a una donna che ha saputo andare avanti e affrontare a testa alta una tragedia devastante, divenendo un esempio importante per migliaia di altre donne che non sanno o non riescono a dire basta ad atti di violenza» dice Salvatore Marafioti, senologo, chirurgo generale ed estetico all'Ospedale Santa Maria degli Ungheresi di Polistena. «Mi piace immaginare questo impegno con la signora Rositani, non come un trattamento medico o curativo ma come un percorso da fare insieme – conclude - con l'obiettivo di raggiungere un risultato che possa essere tradotto in un importante momento di crescita sociale e culturale per la nostra terra, le donne e le persone di tutto il mondo che sono vittime di violenza».