Fondazione Gimbe: la sanità pubblica sta affondando, 25 miliardi di sprechi all’anno
C’è del dolo, con frodi e abusi, ma c’è anche una cattiva organizzazione con un utilizzo poco attento delle risorse dietro allo spreco di denaro pubblico nella sanità. Uno spreco che ammonta a 24,73 miliardi all’anno. Non c’è un complotto ben organizzato per smantellare il Servizio sanitario nazionale, ma non c’è neanche un progetto valido per salvare un modello equo e universalistico di assistenza da lasciare in eredità alle future generazioni.
Tanto che tra tagli e mancati aumenti dal 2010 la sanità pubblica ha perso 35 miliardi di euro facendo retrocedere l’Italia sempre più nel confronto con i paesi dell’Ocse, quelli europei e del G7, tra i quali siamo fanalino di coda per spesa totale e per spesa pubblica, ma secondi per spesa a carico dei cittadini
A denunciarlo è Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione Gimbe, in occasione della XII Conferenza nazionale Gimbe dedicata alla “Sostenibilità del Servizio Sanitario Nazionale”, che ha riunito a Bologna oltre 600 partecipanti da tutta Italia. «A fronte dei numerosi scettici che da anni mettono in discussione le nostre stime – ha commentato Cartabellotta – il rapporto Ocse del gennaio 2017 ha confermato che in sanità 2 euro su 10 vengono sprecati. Le responsabilità ricadono su tutti gli stakeholders, che devono impegnarsi a recuperarli con numerose strategie già descritte dal Rapporto Gimbe sulla sostenibilità del servizio sanitario nazionale 2016-2015».
Senza interventi strategici anche i nuovi Lea rischiano di rimanere inapplicati.
«Questo grande traguardo politico - dice Cartebellotta - rischia di trasformarsi in un’illusione collettiva con gravi effetti collaterali: allungamento delle liste d’attesa, aumento della spesa out-of-pocket, sino alla rinuncia alle cure. Infatti, la necessità politica di estendere al massimo il consenso sociale e professionale ha generato un inaccettabile paradosso: siamo il Paese con il “paniere Lea” più ampio d’Europa, ma al tempo stesso fanalino di coda per la spesa pubblica».
Tra le proposte della Fondazione Gimbe per risollevare le sorti della servizio sanitario pubblico c’è il riordino della sanità integrativa. Lo scopo della riforma chiesta da Gimbe è ridurre la spesa “out-of-pocket” ed evitare che l’intermediazione assicurativa mini le basi del servizio sanitario nazionale. «In Italia assistiamo ad un’anomala situazione – ha affermato Cartabellotta – in cui i fondi integrativi non possono espandersi, in quanto destinati a coprire solo prestazioni non essenziali, mentre le assicurazioni private possono scorrazzare senza regole».
Inoltre, per salvare la sanità pubblica, la Fondazione Gimbe punta sulla formazione dei giovani professionisti, a cui viene richiesto sempre più di valutare criticamente gli interventi sanitari.
Con il programma Gimbe4young la Fondazione ha costruito un ponte tra due temi sempre all’ordine del giorno ma raramente messi in relazione: la formazione dei giovani e la sostenibilità del Ssn.
«Con questo programma – conclude Cartabellotta – intendiamo colmare i gap tra l’attuale formazione di base e specialistica e le competenze richieste dal servizio sanitario nazionale, dove un adeguato trasferimento delle evidenze alla pratica clinica è indispensabile per acquisire un sano scetticismo sull’efficacia degli interventi sanitari, troppo spesso introdotti sul mercato sulla base di pubblicazioni scientifiche discutibili spesso condizionate da interessi commerciali, e non di evidenze scientifiche valide, rilevanti e applicabili».