L’insonnia va considerata una malattia. Società scientifiche, associazioni ed esperti danno il via a una serie di tavoli di lavoro sui disturbi del sonno
Danneggia la salute fisica e mentale, riduce la produttività, comporta costi sanitari elevati. Insomma, si comporta come una vera e propria malattia, eppure l’insonnia cronica non riceve ancora le attenzioni riservate alle altre patologie. Spesso i disturbi del sonno vengono sottovalutati, non diagnosticati e di conseguenza non trattati adeguatamente. Tutto ciò può compromettere considerevolmente la qualità di vita di chi dorme poco e male. È necessario un cambio di paradigma per rispondere ai bisogni insoddisfatti dei pazienti: l’insonnia deve essere considerata una malattia cronica e invalidante.
La richiesta parte dagli esperti, dalle associazioni e dalle società scientifiche che hanno partecipato all’evento istituzionale sui disturbi del sonno e sull’insonnia cronica, che ha ricevuto il patrocinio dell’Ordine dei Medici Chirurghi e Odontoiatri (OMCeO), che si è tenuto oggi a Bari.
L’evento si inserisce all’interno di altri appuntamenti, uno svoltosi mercoledì 29 novembre a Roma e l’altro che si terrà giovedì 14 dicembre a Milano, curati da FB & Associati e realizzati con il contributo non condizionato di Idorsia.
Soffrire di insonnia non significa solo dormire poco, significa danneggiare la salute fisica e mentale, ridurre la produttività, mettere a rischio la propria sicurezza e quella degli altri, e significa alla fine anche pesare sul sistema sanitario e sulla società per i costi delle patologie correlate al disturbo del sonno e per la riduzione dell’attività lavorativa.
«ll dialogo tra scienza e politica per il benessere delle persone e della comunità ci spinge ad alzare sempre più l'asticella della ricerca di soluzioni normative, regolatorie e organizzative, a fronte delle nuove consapevolezze scientifiche. Un percorso di valore che oggi deve portare la società a riconoscere l'insonnia per quel che emerge dall'evidenza scientifica: un disturbo e non una caratteristica o uno stato emotivo. E agire di conseguenza su tutti i piani di intervento pubblico», ha dichiarato il senatore Ignazio Zullo, 10a Commissione Affari Sociali, sanità, lavoro pubblico e privato, previdenza.
L’intera gestione dell’insonnia, dalla prevenzione, alla diagnosi, al trattamento, richiede una nuova definizione del problema.
«L’insonnia è una malattia. Promuovere consapevolezza su questa banale verità e inserirla nell’elenco delle malattie e condizioni croniche invalidanti permetterà di ridurre drasticamente quella quasi metà dei pazienti che ne soffrono e che non intraprendono alcun percorso di diagnosi e trattamento. Non è solo un dovere culturale e sanitario, ma anche un atto di lungimiranza economica, stante gli elevati costi economici dell’insonnia non trattata», dichiara Luigi De Gennaro, professore ordinario del Dipartimento di Psicologia de Università Sapienza di Roma e Segretario dell’Associazione Italiana di Medicina del Sonno.
La valutazione e la gestione dell’insonnia nelle fasi iniziali dovrebbero essere una priorità del sistema sanitario al fine di identificare meglio le strategie che migliorano la prevenzione e il trattamento dell’insonnia e delle sue comorbidità. «L’insonnia cronica rappresenta un'importante sfida non solo sanitaria, ma anche politica. La conferenza ha proprio l’obiettivo di porre all’attenzione delle istituzioni questo disturbo e fare in modo che ogni richiesta di assistenza da parte di chi soffre di insonnia cronica venga accolta e gestita nella maniera più ottimale dal personale medico-sanitario», ha affermato Giuseppe Pasqualone, direttore generale Policlinico Riuniti di Foggia Manfredonia - Federsanità.
In mancanza di una diagnosi ufficiale, chi soffre di insonnia ricorre spesso al fai da te. Per questa ragione è fondamentale il ruolo del farmacista che può aiutare i pazienti a scegliere il prodotto più indicato.
«Dai documenti presentati è emersa un’importante problematica relativamente all’automedicazione da parte del paziente con insonnia ed un uso inappropriato delle soluzioni farmacologiche. Tra i farmaci più utilizzati dal paziente con insonnia cronica rientrano, difatti, i farmaci su prescrizione (46%), ma a seguire figurano anche la melatonina, i rimedi omeopatici/naturali ed i farmaci da banco. Pertanto, occorre tenere alta l’attenzione consolidando proficue sinergie interprofessionali per migliorare le iniziative di prevenzione, la diagnosi precoce, la consapevolezza del paziente e l’aderenza alle terapie», ha dichiarato il senatore Luigi D’Ambrosio Lettieri, presidente dell’Ordine Interprovinciale dei Farmacisti di Bari e BAT, nonché Vicepresidente nazionale della Federazione degli Ordini dei Farmacisti.
Da non sottovalutare anche gli aspetti psichici connessi alla scarsa qualità del sonno. «Di frequente l’insonnia cronica determina un elevato impatto sulla qualità di vita del paziente, che vive in uno stato di perenne frustrazione dovuta non solo alla mancanza di sonno adeguato, ma anche ad una sottovalutazione o al mancato riconoscimento da parte della propria cerchia sociale/lavorativa, causando ulteriori disagi sul piano relazionale e, in alcuni casi, un ritardo diagnostico dovuto ad una resistenza da parte del paziente a chiedere supporto al proprio medico», dice Paola Clemente, Società Italiana di Psichiatria.
Il numero esiguo di diagnosi di insonnia da parte dei medicina di famiglia resta un problema rilevante.
«Questa lacuna crea un'opportunità cruciale per implementare iniziative formative mirate, finalizzate a potenziare la comprensione dei disturbi del sonno e a informare sulle varie opzioni terapeutiche disponibili», ha detto Paola Clemente, Società Italiana di Psichiatria.
«Solo attraverso una collaborazione sinergica tra paziente e medico e tra medico di medicina generale e specialista di settore è possibile sviluppare strategie terapeutiche più efficaci, che tengano conto delle sfumature individuali e offrano soluzioni personalizzate», ha chiarito Chiara Villani, Società Italiana di Medicina Generale e delle Cure Primarie.
Nel corso dell’incontro è stato anche evidenziato il divario nell’assistenza tra Nord e Sud. «Dai dati illustrati si evidenzia l’insufficiente offerta di centri del sonno nel Mezzogiorno, soprattutto rispetto al Nord Italia. L’auspicio è che questo appuntamento sia un primo segnale concreto ed uno stimolo per l'attivazione nel Mezzogiorno di altri centri del sonno, adeguando i modelli e le esperienze già maturati alle peculiarità di ogni autonomia organizzativa, così da tenere fede al dettato costituzionale di pari diritti per tutti i cittadini», ha conluso Maria Antonietta Savarese, Centro di Medicina del Sonno, U.O. Neurologia Universitaria, Policlinico di Bari.