Nove priorità per combattere il cancro al polmone
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Non a caso continua a essere definito “big killer”. Responsabile di circa 34mila morti all’anno in Italia, il tumore al polmone resta una delle patologie oncologiche più pericolose. Per visualizzare meglio il dato: è come se ogni anno dalla cartina geografica del nostro Paese sparisse una città come Gorizia, Aosta o Vibo Valentia. Le priorità e le urgenze nella lotta al tumore al polmone sono confluite nel Policy brief, elaborato da FB & Associati con il contributo non condizionante di Pfizer. Sono 9 i punti chiave individuati da associazioni di pazienti, clinici, società scientifiche e rappresentanti delle istituzioni europee, nazionali e territoriali nel corso del Tavolo di lavoro riunitosi a settembre 2022 a Roma, nell’ambito del progetto: “Il valore della medicina di precisione e dei test diagnostici nelle persone affette da tumore alla mammella e tumore al polmone”.
Nove priorità
1) Garantire uniformemente ad ogni paziente l’accesso alla diagnostica avanzata, inserendo i test NGS nei LEA e assicurando tariffe uniformi per i rimborsi alle regioni;
2) Allocare maggiori risorse al fondo nazionale per i NGS;
3) Abbreviare i tempi di accesso alle nuove terapie che penalizzano fortemente i malati oncologici (si stimano circa 2 anni per avere il trattamento disponibile);
4) Accelerare le procedure per ottenere i farmaci innovativi in attesa dell’autorizzazione da parte di AIFA;
5) Implementare laboratori di alta qualità, verosimilmente uno per Regione, che dispongano di tecnologie all’avanguardia e di personale specializzato, in grado di gestire l’esecuzione di analisi complesse;
6) Riorganizzare e riqualificare i Centri dedicati alla diagnostica molecolare per bilanciare il rapporto costi/benefici e garantire a tutti gli aventi diritto l’accesso;
7) Revisionare i codici di rimborso delle prestazioni proposte dai laboratori di anatomia patologica;
8) Informare e sensibilizzare i decisori istituzionali della sanità verso la creazione strutturata e strutturale in tutte le regioni delle Lung Unit sul modello organizzativo delle Breast Unit;
9) Informare la popolazione sui fattori cancerogeni per contribuire a ridurre il rischio di contrarre un tumore del polmone, tra cui lo stimolo alla disassuefazione dal fumo di sigaretta.
Una risposta per i tumori
Il Policy brief rientra in un progetto più ampio che ha già visto un percorso analogo per il tumore della mammella. L’obiettivo è individuare risposte scientifiche ed esperienze replicabili di pratica clinica sulle due patologie principali responsabili dell’incremento del numero di tumori nel nostro Paese, che condividono la stessa condizione: i due tipi di tumore, infatti, potrebbero entrambi trarre vantaggio dall’utilizzo delle risposte diagnostiche e terapeutiche già disponibili ma ancora utilizzate in maniera disomogenea nei diversi territori italiani.
Discrasia di trattamento e, quindi, disuguaglianze, difficoltà di accesso a tanti servizi ed eccessiva burocratizzazione: questa è, purtroppo, la fotografia della realtà presentata dalle associazioni che, direttamente o indirettamente, ascoltano le singole voci dei pazienti. Le risposte sono già disponibili e vanno applicate in maniera omogenea su tutto il territorio nazionale: istituzione delle Lung Unit sul modello delle Breast Unit (che hanno già mostrato la propria efficacia elevando significativamente la percentuale di sopravvivenza nelle donne con tumore alla mammella, ovvero di circa il 18%) e utilizzo sistematico dei test genetici e genomici per cure tempestive e di precisione.
Migliorare l’accesso alla diagnosi e ai trattamenti innovativi del tumore al polmone, valorizzare il ruolo della genomica per la salute pubblica, sostenere le nuove tecnologie, la ricerca e l’innovazione. Queste sono le strategie necessarie, si legge nel Policy brief, per garantire la sostenibilità del Servizio Sanitario Nazionale e dei costi sociosanitari connessi alle malattie oncologiche. Considerando che, anche in questo ambito, l’uso di vari tipi di profilazione genomica del tumore insieme ai test genetici stanno aprendo nuove prospettive nello studio e nella gestione della malattia, in accordo con il Piano Europeo di Lotta contro il Cancro.
«Abbiamo all’attivo o nell’immediato futuro 10 biomarcatori che andrebbero eseguiti di default garantendo così al 55/60% dei pazienti di poter beneficiare della medicina di precisione nella loro storia di malattia. Tuttavia, ancora oggi molti pazienti non vengono testati adeguatamente essendoci in tal senso anche differenze a livello regionale. È prioritario garantire a tutti i pazienti uguale accesso ai test e ai farmaci, assicurando, ove necessario, la delocalizzazione oncologica verso strutture di eccellenza per una diagnosi ed un trattamento uniforme sul territorio nazionale», ha dichiarato Silvia Novello, professore ordinario dell’Università di Torino e Presidente WALCE Onlus.
È necessario quindi affiancare alla diagnosi istologica di tumore del polmone la ricerca delle alterazioni molecolari, specie in pazienti non fumatori, al fine di accedere a terapie a bersaglio molecolare che, se non ancora approvate o rimborsate, potrebbero essere disponibili nell’ambito di trial clinici o programmi di accesso allargato. Sarebbe peraltro auspicabile che una profilazione molecolare completa venga effettuata già alla diagnosi così da impostare la strategia terapeutica più adeguata. Andrebbe peraltro ripetuta nel caso si volessero individuare mutazioni di resistenza e/o nuovi target molecolari. Inoltre la biopsia liquida dovrebbe essere presa in considerazione specie quando la biopsia tissutale non fosse possibile o il campione risultasse inadeguato per la conduzione dei test di diagnostica molecolare.
«Stiamo facendo passi avanti sulla medicina di precisione. Nei tumori del polmone vi sono nuove opportunità terapeutiche per 41.000 pazienti l’anno. Eppure, non si riesce a garantire l’accesso alla diagnostica biomolecolare completa. Per chi come me tocca con mano ogni giorno quanto l’accesso ai test genetici e genomici e alle terapie mirate faccia la differenza nella traiettoria di cura di un paziente con tumore al polmone, ogni giorno perso nell’attivazione di percorsi di qualità verso centri di riferimento è un giorno sottratto alla speranza di successo nella lotta contro una delle peggiori forme di cancro, un vero big killer», spiega Gabriella Fontanini, professore ordinario di Anatomia patologica e Direttore del Centro clinico toracico dell’AOUP di Pisa.
Negli ultimi anni abbiamo visto un cambiamento nelle opportunità offerte a livello diagnostico e terapeutico. «In tal senso l’associazione sta lavorando anche insieme ad altre organizzazioni per cercare di offrire nuove opportunità», ha sottolineato Stefania Vallone, segretario generale di WALCE.
Tanto la sostenibilità del servizio sanitario quanto la qualità di vita dei pazienti passano per l’omogeneità sul territorio delle risorse disponibili la facilità e rapidità di accesso ai test molecolari.
«L’impatto sulla qualità di vita dei pazienti è ormai un indicatore fondamentale al fine di mettere in commercio farmaci innovativi. Culturalmente stiamo facendo passi importanti da questo punto di vistaInoltre, vi è il bisogno di accelerare la tempestività di diagnostica che è tutt’altro che scontata. In molte realtà di Italia è stata a macchia di leopardo la velocità con cui sono stati resi disponibili i test molecolari», – sottolinea Massimo Di Maio, segretario nazionale dell’AIOM.
Tutto ciò, diventerà imperativo nei prossimi mesi, conclude il gruppo di lavoro nel Policy brief, quando verranno proposte le nuove basi dell’assistenza territoriale all’interno del Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR). Solo puntando a un’integrazione fra oncologia e medicina di territorio e di famiglia si potrà avere un impatto positivo sulla qualità e quantità di vita del paziente e sui risultati attesi con le terapie.
«Occorre adottare tutte le soluzioni e le iniziative necessarie per rendere effettivo il diritto di ogni persona a essere curata con le migliori risorse diagnostico-terapeutiche a disposizione, a prescindere dal luogo di residenza, anche in considerazione della necessità di portare la cultura della prevenzione e della diagnosi precoce nella consapevolezza di tutti», ha dichiarato la senatrice Elisa Pirro, confermata in questa Legislatura.
Al progetto hanno aderito rappresentanti politici europei (l'onorevole Simona Baldassarre, Parlamento europeo), nazionali (le senatrici Elisa Pirro, Maria Rizzotti, Fabiola Bologna, Paola Binetti) ed esponenti polici e tecnici regionali (Simona Tironi in Lombardia, Enrico Sostegni in Toscana, l'assessore Alessio D’Amato nel Lazio, Ugo Trama in Campania, Stefano Campo e Vincenzo Adamo in Sicilia); rappresentanti delle Società scientifiche impegnate nell’ambito dell’oncologia (AIOM - Associazione Italiana di Oncologia Medica-, AIOT - Associazione Italiana Oncologia Toracica, ANISC - Associazione Nazionale Italiana Senologi Chirurghi, Fondazione AIOM, Senonetwork, SIAPeC - Società Italiana Anatomia Patologica); opinion leaders delle due aree terapeutiche; rappresentanti di associazioni di pazienti (Europa Donna Italia, Komen Italia e WALCE Onlus) oltre a Cittadinanzattiva.