Persone incontinenti e stomizzate: cure mancate a causa del Covid-19, personalizzazione dell’assistenza e inclusione sociale a rischio
Più di 70mila persone con stomia, oltre 5 milioni con problemi di incontinenza urinaria e quasi 2 milioni con incontinenza fecale. Ci sono anche loro nella lista dei pazienti lasciati indietro, trascurati e privati dell’assistenza di cui hanno bisogno per colpa della pandemia.
Quattro persone su 10 al centro-sud (41,3%) e oltre una su quattro a nord (28%) hanno rinunciato del tutto ai controlli periodici, a cui si aggiunge chi ha saltato solo qualche appuntamento, per un totale sul territorio nazionale di circa una persona su 4. È il quadro emerso dal 7° Report di Salutequità che raccoglie i risultati dell’indagine dal titolo “Conoscere i Reali Bisogni di Incontinenti-Cateterizzati-Stomizzati” frutto della collaborazione tra con la Federazione Associazioni Incontinenti e Stomizzati (Fais– OdV), con il supporto metodologico di Zeta Research Srl e l’Unità di Biostatistica, Epidemiologia e Sanità Pubblica (UBEP) dell’Università degli Studi di Padova.
L’indagine ha raccolto le risposte a specifici questionari di 436 persone incontinenti, stomizzate, cateterizzate. Sono emerse luci e ombre nell’assistenza sanitaria con disparità notevoli sul territorio.
«Dopo quasi due anni di pandemia, all’interno del Servizio Sanitario Nazionale c’è un gran bisogno di rimettere al centro l’umanizzazione dell’assistenza, intesa da una parte come la necessità primaria di riprendere immediatamente a curare tutte le persone senza più alcuna interruzione, dall’altra come fondamentale impegno nel garantire modalità di acquisto dei presidi rispettose del diritto alla personalizzazione dell’assistenza capaci di assicurare inclusione sociale e il più alto livello di salute, da intendersi, come ci ricorda l’Oms, come uno stato di totale benessere fisico, mentale e sociale», ha dichiarato Tonino Aceti, presidente di Salutequità.
L’informazione offerta dai professionisti sanitari è stata giudicata di buon livello a nord, dove si registra la migliore comunicazione sui diritti della persona incontinente e stomizzata (36,8%). Mentre al centro-sud oltre una persona su tre ha ricevuto informazioni insufficienti.
Sono soddisfatte della qualità di presidi forniti circa 6 persone su 10 (63,9% al nord; 58% centro sud); tuttavia circa una persona su tre è solo parzialmente soddisfatta (31% nord e 37,6% al centro- sud); circa il 5 per cento non è proprio soddisfatto.
Al nord il 54,5 per cento non ha mai rilevato problemi nelle forniture periodiche, mentre al centro-sud il 24,2 per cento incontra spesso o sempre difficoltà nell’accesso ai presidi sanitari.
Le principali difficoltà nelle forniture riguardano i tempi e quindi i ritardi nell’attivazione della fornitura periodica (40% nord e 34,7% centro-sud), la mancanza di accessori (più frequente nel centro sud - 45,9%- rispetto al nord -40%), la quantità eccessiva di presidi - quale difficoltà registrata - è più alta al nord (11,4%).
La libertà di scelta del presidio/ausilio da parte delle persone incontinenti, cateterizzate, stomizzate è parzialmente soddisfatta o non presente per 4 persone su 10 al Nord (41,3% di cui il 32,2% parzialmente soddisfatto) e oltre 1 su 2 al sud (54,4%, di cui il 43,7% parzialmente soddisfatto).
«Quando la personalizzazione non viene garantita o si riduce la possibilità di scegliere il dispositivo più adatto alla singola persona, si verifica un’alta incidenza di complicanze cutanee che può determinare, oltre al disagio fisico e psichico, anche la necessità di utilizzo di medicazioni avanzate. Questi trattamenti hanno un costo elevato che è valutabile in un range compreso tra 5 e 25 euro per ogni medicazione giornaliera, da ripetere per un periodo prolungato (da 6 a oltre 30 settimane). I costi ovviamente sono notevolmente incrementati laddove si renda necessaria l’ospedalizzazione (oltre 500 euro al giorno). Tutto ciò a fronte di una spesa giornaliera di dispositivi medici che, a seconda del tipo di prodotto, varia da 2 a 10 euro», ha commentato Pier Raffaele Spena, presidente della Fais.