Persone transgender in crescita, al via uno studio sul loro stato salute
Raccogliere attivamente informazioni sulle problematiche cliniche delle persone transgender, cercando di comprendere se esista una predisposizione di queste persone a sviluppare determinati problemi di salute o se vi siano fattori che possano essere associati a un maggior rischio di malattie.
È questo, in sintesi, l'obiettivo principale di uno studio dell’Istituto superiore di sanità insieme a sette dei principali centri italiani per la gestione clinica delle persone transgender (Bologna, Firenze, Torino, Milano, Napoli, Roma e Cagliari).
In base agli unici dati disponibili, tratti dalle persone che si rivolgono ai centri per l’adeguamento di genere, si stima che oggi la condizione interessi lo 0,5-1% della popolazione generale, quindi circa 500 mila persone, contro lo 0,002-0,005% che si stimava negli anni Ottanta. A oggi si ritiene che la prevalenza dell’incongruenza di genere nelle persone biologicamente maschi che vogliono adeguare l’identità a quella femminile oscilla tra 1 a 11.900 e 1 a 45.000. La prevalenza delle persone biologicamente femmine che chiedono l’adeguamento all’identità maschile varia invece da 1 a 30.400 a 1 a 200.000.
«Gli studi in corso sullo stato di salute della popolazione transgender sono un primo passo importante per comprendere i bisogni di salute di questa fascia particolarmente vulnerabile dal punto di vista sanitario» sottolinea Marina Pierdominici del Centro di riferimento per la medicina di genere dell’Iss, in occasione del Congresso nazionale della Società italiana di endocrinologia, che si è concluso domenica 18 luglio a Roma. In questa direzione va il portale INFOTRANS, realizzato in collaborazione con l’Ufficio nazionale antidiscriminazioni razziali della Presidenza del Consiglio dei Ministri. «È il primo portale istituzionale in Europa – precisa Pierdominici - che mette a disposizione dei cittadini con un linguaggio semplice e facilmente comprensibile informazioni sanitarie e giuridiche, oltre una mappa dei servizi al fine di promuovere anche una corretta informazione sulla tematica».
«Si tratta di una vera e propria rivoluzione per la gestione clinica delle persone transgender e per migliorare la conoscenza dei loro problemi di salute evitando pericolosi trattamenti “fai-da-te” o ritardi nell’inizio del trattamento ormonale – sottolinea Rosario Pivonello, responsabile del Centro di andrologia e medicina della riproduzione e della sessualità maschile e femminile dell'Azienda ospedaliero-universitaria Federico II di Napoli, uno dei principali Centri coinvolti nello studio.
Uno studio del 2019 pubblicato sulla rivista Health Services Research e condotto presso la Harvard T.H. Chan School of Public Health di Boston mostra che il 57 percento degli LGBTQ ha fatto esperienza almeno una volta di una discriminazione in diversi domini legati al loro orientamento sessuale, anche sul fronte dell’assistenza medica, il 53 percento micro-aggressioni, il 51 percento molestie sessuali, il 51 percento violenza, il 34 percento molestie riguardanti l’uso dei servizi igienici. Un adulto LGBTQ su sei ha inoltre riferito di evitare i servizi sanitari per le discriminazioni. «Questi dati – osserva Pivonello - sono indicativi del fatto che le discriminazioni, in ambito sanitario soprattutto, alimentano un sommerso di cure fai-da-te pericolosissime cui le persone transgender finiscono per sottoporsi pur di evitare di sentirsi derisi e discriminati al momento dell’accesso ai servizi».
Annamaria Colao prima donna presidente degli endocrinologi italiani. Prima donna a essere premiata come miglior endocrinologo in Europa nel 2020, è anche la prima a diventare presidente della Società italiana di endocrinologia a 70 anni dalla sua fondazione. L’elezione è avvenuta al termine del 41° Congresso nazionale Sie.
«Nel nostro Paese ci sono colleghe di grande valore – assicura Colao - e la mia presidenza potrà essere l’occasione per creare le premesse perché siano maggiormente visibili e influenti: cercherò di inserire più donne nei ruoli chiave della Società, proprio per rispecchiare il grande lavoro delle colleghe nei reparti di Endocrinologia di tutto il Paese».