Le persone transgender muoiono più giovani. Colpa delle discriminazioni, non delle terapie ormonali
Le persone transgender muoiono prima di quelle cisgender. E le terapie ormonali intraprese per arrivare finalmente a riconoscersi nel proprio fisico non sembrano essere il problema. Il fenomeno dell’eccesso di mortalità tra i transgender è noto da tempo. E ora una nuova ampia indagine condotta nei Paesi Bassi e pubblicata su Lancet Diabetes & Endocrinology dimostra che negli ultimi cinquant’anni non è cambiato nulla: chi non si riconosce nel genere assegnatogli alla nascita ha un rischio di morte prematura doppio rispetto a chi non fa fatica ad accettare il dato anagrafico.
Lo studio ha coinvolto 4.568 adulti transgender (3mila donne e 1.500 uomini) che hanno contattato i servizi sanitari sull’identità di genere ad Amsterdam tra il 1972 e il 2018 per sottoporsi a trattamenti ormonali.
L’età media delle donne era di 30 anni, quella degli uomini di 23.
Per ogni partecipante sono stati raccolti dati sulle condizioni di salute precedenti alla terapia ormonale, sul tipo di trattamento ricevuto, sullo stile di vita (fumo, sedentarietà, consumo di alcol).
Durante il periodo di osservazione sono decedute 317 donne transgender e 44 uomini, un dato che corrisponde a un tasso di mortalità di 628 persone su 100mila all’anno equivalente al doppio registrato nella popolazione generale. L’eccesso di mortalità riscontrato nelle persone transgender è rimasto stabile negli ultimi cinquant’anni.
In particolare le donne transgender hanno un rischio di morte prematura di 2,6 volte rispetto alle donne cisgender per malattie cardiovascolari, di 3 volte superiore per tumore ai polmoni, di quasi 9 volte superiore per infezione (soprattutto HIV). Poi c’è il capitolo delle morti per cause non naturali: la probabilità di suicidio tra le donne transgender è 7 volte più alta di quella osservata nelle donne cisgender.
Il rischio di mortalità negli uomini transgender è invece simile a quello degli uomini cisgender ma quasi doppio rispetto alle donne cis. Anche per gli uomini transgender il rischio di mortalità è rimasto invariato nei cinque decenni presi in considerazione nello studio. Gli uomini transgender, inoltre, hanno mantenuto nel tempo un rischio tre volte maggiore di morte per cause non naturali rispetto alle donne cis.
Da quanto emerge nello studio le terapie ormonali e gli interventi chirurgici a cui si sono sottoposti i partecipanti per allineare il proprio fisico al genere in cui si riconoscono non sembrano responsabili dell’eccesso di mortalità riscontrato.
I ricercatori suggeriscono che il problema sia un altro, lo stesso di cinquant’anni fa: la mancata accettazione sociale. Sì, perché questa discriminazione ancora diffusa può incidere in maniera indirettamente sulla salute ostacolando l’accesso ai servizi sanitari per la cura e per la prevenzione delle malattie, favorendo uno stile di vita poco salutare con eccessivo consumo di alcol e aumentando il rischio di disagio psichico che può portare al suicidio. Eliminare le discriminazioni potrebbe colmare il divario di mortalità tra transgender e cisgender.