Stenosi aortica: come facilitare l’accesso alla TAVI 

Il Tavolo di Lavoro

Stenosi aortica: come facilitare l’accesso alla TAVI 

di redazione

È meno invasiva, ha tempi di ospedalizzazione più brevi e tempi di recupero più rapidi rispetto alla chirurgia tradizionale. Eppure, l’impianto transcatetere della valvola aortica, TAVI, per il trattamento della stenosi valvolare aortica (AS), ancora oggi viene precluso a un terzo dei pazienti che potrebbero usufruirne. 

È uno dei temi affrontati nel corso del Tavolo di lavoro multisciplinare “TAVI tra Innovazione e sostenibilità”, organizzato da GISE - Società Italiana di Cardiologia Interventistica, in collaborazione con SIC - Società Italiana di Cardiologia, SICCH - Società Italiana di Chirurgia Cardiaca, e con il contributo non condizionato di Medtronic, nell’ambito della campagna di informazione TAVI è Vita. L’incontro, che si è tenuto ieri 13 aprile a Napoli, ha messo  a confronto le diverse esperienze nell’ambito della TAVI, per identificare percorsi ad hoc che ne permettano l’adozione in maniera più estesa, con una conseguente riduzione del consumo di risorse economiche in modo tale da favorire la sostenibilità del sistema ospedaliero e sanitario.

Attualmente il 3,4 per cento della popolazione italiana con età ≥75 anni è affetto da stenosi valvolare aortica severa. Nonostante la crescita esponenziale della domanda, in Italia la terapia TAVI è ancora sottoutilizzata, infatti, la media nazionale si attesta solo al 40 per cento con differenze regionali rilevanti. Nel 2021 in Italia sono stati eseguiti con la TAVI 9.911 interventi. Tra le regioni con maggior utilizzo delle tecniche mini-invasive troviamo la Campania - insieme a Lombardia (1.975), Veneto (984) e Emilia-Romagna (941) - che nell’ultimo anno ha effettuato 925 interventi TAVI, con un aumento del 16 per cento rispetto all’anno precedente.

Questi dati confermano che si è avviato un processo di ampliamento dell’utilizzo della procedura, ma allo stesso tempo sottolineano come rimanga ancora molto da fare per raggiungere standard uniformi e ottimizzati su tutto il territorio nazionale. I punti critici riguardano in particolare gli aspetti relativi alle capacità organizzative delle strutture specializzate (gli hub) e territoriali (spoke), gli sprechi e le inefficienze presenti nel percorso di cura del paziente e la mancanza di reti standardizzate che, insieme, rappresentano un freno ad un maggior utilizzo della TAVI.

«Il 50 per cento dei pazienti con stenosi aortica severa sintomatica se non trattati muore dopo 2 anni. Le Linee Guida ESC 2021 hanno evidenziato come la TAVI sia efficace e debba costituire uno standard di cura, eppure persistono grandi diseguaglianze di trattamento tra pazienti di diverse regioni italiane. Sciogliere il nodo dei percorsi diagnostico-terapeutici assistenziali da uniformare a livello nazionale è cruciale per garantire un equo e adeguato accesso a questa procedura. Questo può avvenire soltanto se le regioni si organizzano per garantire il trattamento dei pazienti con stenosi aortica e se la cardiologia territoriale e il sistema degli hub & spoke lavorano in modo sinergico ed efficace», ha spiegato Ciro Indolfi, past president SIC e presidente della Federazione Italiana di Cardiologia.