Tumori: un intervento su quattro eseguito in strutture “sotto soglia”.
È abbastanza intuitivo che, in linea di massima, la maggiore esperienza aiuta a ottenere risultati migliori. Questo vale anche in medicina e, in particolare, in chirurgia. Tanto più quando si tratta di chirurgia dei tumori. Non per nulla vengono individuati volumi di operazioni al di sopra dei quali si può ritenere che la struttura nelle quali vengono eseguite assicurino un'esperienza (di personale, procedure, logistica) di tutto rispetto. Si tratta di “volumi soglia” che ovviamente differiscono da un tumore all'altro: per esempio, per il tumore della mammella il valore soglia è di 150 interventi l’anno; significa che al di sopra di questo valore, il centro è in grado di offrire un livello di sicurezza e qualità degli esiti ragionevolmente superiore a quello di centri con interventi che ne restano al di sotto.
Ebbene, nel periodo che va dal 2017 al 2021 le strutture in cui si eseguono un volume sotto soglia di operazioni chirurgiche contro i tumori sono diminuite dell'11 per cento. Ma il 26% degli interventi totali, cioè un su quattro, vengono ancora eseguiti in strutture che non hanno raggiunto i valori soglia.
Sono due dati che si rilevano nella nuova edizione di Dove mi Curo?, una “fotografia” aggiornata delle strutture sanitarie italiane dove vengono eseguiti interventi chirurgici di 17 diversi tipi di tumore, elaborata dalla Rete oncologica pazienti italia (Ropi) partendo dal Programma nazionale esiti 2022 di Agenas e presentata venerdì 24 febbraio a Roma.
L’obiettivo del progetto è di offrire a cittadini e pazienti una modalità semplificata e più consapevole per conoscere i centri a più alto volume di attività chirurgica oncologica nelle Regioni italiane. «La scelta del luogo di cura – spiega Stefania Gori, presidente Ropi e di Aigom (Associazione italiana gruppi oncologici multidisciplinari) – può fare la differenza nel trattamento dei tumori. I dati della letteratura scientifica confermano una forte associazione tra volumi di attività chirurgica più alti e i migliori esiti delle cure oncologiche».
I dati della nuova versione di Dove Mi Curo?, come sottolinea Fabrizio Nicolis, consigliere Ropi e coordinatore del progetto, mostrano, tra l'altro, che «siamo passati da 57.419 interventi in strutture “sotto soglia”, ovvero il 29% degli interventi totali, nel 2017 a 51.380 interventi nel 2021, ovvero il 26% degli interventi totali. Mentre le strutture “sotto soglia” sono passate da 5.670 nel 2017 a 5.018 nel 2021. Di conseguenza la nuova mappa mostra anche una buona notizia: un aumento della percentuale di interventi di chirurgia oncologica eseguiti in strutture sanitarie che superano i volumi soglia: dal 71% nel 2017 al 74% nel 2021».
«Poter contare su un luogo dove si ha la certezza di essere operati da mani esperte – conferma Claudia Santangelo, presidente dell’Associazione “Vivere senza stomaco… si può” - spesso fa la differenza tra vivere e morire. Per l'associazione che rappresento questo progetto è il punto di riferimento. Quello che auspichiamo è che venga effettuata anche una raccolta delle cliniche per singola chirurgia e che ogni regione si attrezzi per avere almeno un centro per patologia».
Conoscere i centri «dove le ricostruzioni mammarie hanno liste di attesa più brevi, dove la chirurgia plastica è d'eccellenza, dove si tiene in grande considerazione l'impatto psicologico di una rimozione di seno – aggiunge Giorgia Capacci, presidente dell’Associazione Oltre il nastro rosa - può davvero fare la differenza nel risultato del percorso per una donna».
Il gap regionale. Continua a essere evidente il forte gap tra Nord-Sud. È nelle Regioni settentrionali, infatti, che si garantisce il superamento della soglia per tutte, o quasi tutte, le 17 patologie oncologiche considerate. Al Sud, invece, solo tre Regioni si avvicinano a coprire tutte le principali patologie nella “top ten” nazionale: Sicilia, Campania e Puglia. Si segnala, nella classifica relativa alla chirurgia del tumore dello stomaco, l’assenza di strutture del Sud nelle prime dieci posizioni. «Questo – avverte Nicolis – non significa affatto che al Sud non ci siano per tutte le patologie centri che operano oltre la soglia prevista. Ma resta un dato indicativo del permanere di una differenza rilevante a livello regionale».
Il post-Covid. Nella nuova mappa sono evidenti anche gli effetti dell’emergenza Covid-19: nel 2020 si segnala un drastico calo degli interventi chirurgici oncologici, passati dai 204.380 del 2019 ai 186.122 nel 2020. Nel 2021 il numero è in ripresa, con 199.871 interventi totali.