Gli anticoagulanti orali non funzionano se non c'è fibrillazione atriale confermata da elettrocardiogramma
Gli anticoagulanti orali possono provocare sanguinamento senza prevenire l'ictus in pazienti con episodi di alta frequenza atriale (AHRE), ma senza fibrillazione diagnosticata dall'elettrocardiogramma (ECG).
A questo risultato è giunto uno studio presentato venerdì 25 agosto al Congresso europeo di cardiologia (ESC 2023, ad Amsterdam dal 24 al 28 agosto) e contemporaneamente pubblicato sul New England Journal of Medicine.
Gli anticoagulanti prevengono l’ictus nei pazienti con fibrillazione atriale, ma non sono efficaci se la fibrillazione atriale non c'è, per esempio nei pazienti con insufficienza cardiaca. Gli episodi di alta frequenza atriale (AHRE) sono aritmie atriali brevi e rare che somigliano alla fibrillazione atriale rilevata da pacemaker, defibrillatori e registratori di loop impiantati. Si riscontrano nel 10-30% dei pazienti con dispositivi impiantati. Le linee guida della Società europea di cardiologia (ESC) raccomandano la terapia anticoagulante orale per prevenire l'ictus nei pazienti con fibrillazione atriale e aumento del rischio di ictus e propongono decisioni individualizzate nei pazienti con AHRE, ma senza fibrillazione atriale documentata dall'elettrocardiogramma (Ecg).
Lo studio ANOAH-AFNET 6, realizzato in 206 strutture di 18 Paesi europei, è il primo a valutare l'efficacia e la sicurezza degli anticoagulanti orali in pazienti affetti da AHRE, ma senza fibrillazione atriale documentata dall'Ecg. In particolare, ha confrontato l'anticoagulante edoxaban con il placebo in pazienti over 65 con episodi di AHRE rilevati da dispositivi impiantabili e con almeno un ulteriore fattore di rischio di ictus (insufficienza cardiaca, ipertensione, diabete, precedente ictus o attacco ischemico transitorio, malattia vascolare o età pari o superiore a 75 anni).
Bisogna tuttavia precisare che in questo caso il farmaco è stato impiegato off label poiché questa popolazione di pazienti non rientra nell’indicazione approvata per l'impiego di edoxaban.
«Era previsto un aumento del sanguinamento durante la terapia anticoagulante» commenta il ricercatore principale dello studio, Paulus Kirchhof dell’University Heart & Vascular Center di Amburgo in Germania. Invece, aggiunge, «il basso tasso di ictus con e senza terapia anticoagulante era inaspettato». Pertanto, avverte, «i risultati di NOAH-AFNET 6 suggeriscono chiaramente di richiedere la documentazione ECG della fibrillazione atriale prima di iniziare la terapia anticoagulante orale. Sono necessarie ulteriori ricerche – conclude - per comprendere meglio il rischio di ictus nei pazienti con aritmie atriali molto rare e brevi».