In aumento i tumori dell'oro-faringe. Principale accusato: il Papilloma virus
Negli ultimi trent'anni i tumori orofaringei, soprattutto della tonsilla, sono aumentati del 300% a causa dell’infezione da Hpv, il Papilloma virus umano. La riduzione d’incidenza legata ai benefici della vaccinazione anti Hpv richiederà decenni e solo dopo il 2060 si assisterà a una diminuzione. I medici oggi hanno comunque a disposizione diverse opzioni efficaci per controllare i tumori della testa e del collo, che rappresentano, a livello mondiale, il 17% di tutte le neoplasie. In circa il 40% dei pazienti che ricevono la diagnosi in fase avanzata, per esempio, l’immunoterapia permette di ottenere una sopravvivenza a lungo termine. E, grazie ai progressi della chirurgia robotica, è possibile evitare gli interventi mutilanti e tutelare la qualità di vita.
Ai passi avanti nella cura è dedicato il Congresso mondiale della Federazione internazionale delle Società scientifiche di oncologia della testa e del collo (International Federation of Head and Neck Oncologic Societies, IFHNOS), giunto alla settima edizione, L'evento si tiene ogni quattro anni e per la prima volta quest'anno in Italia, riunendo a Roma 1.500 esperti da tutto il mondo fino al 25 giugno, con la presenza dei vertici di IFHNOS: il CEO, Jatin Shah (Memorial Sloan Kettering Cancer Center di New York), il direttore generale, Claudio Cernea (University of Sao Paulo Brasile) e il segretario generale, Pankaj Chaturvedi (Tata Memorial Hospital di Mumbay).
I tumori della testa e del collo «sono patologie molto difficili da curare – spiega Giuseppe Spriano, direttore della Scuola di specializzazione in Otorinolaringoiatria di Humanitas University e presidente del Congresso - per la varietà dei tipi istologici, della sede di insorgenza e per i risvolti estetici e funzionali degli organi colpiti. Possono interessare naso e seni paranasali, cute del viso, tessuti molli, ghiandole salivari, tiroide, cavo orale e labbra, faringe, laringe, esofago cervicale, collo, cioè tutte le neoplasie al di sopra della clavicola escludendo quelle cerebrali». In Italia il 40% dei casi è riconducibile all’infezione da Hpv. «Da qui l’importanza di un’arma efficace come la vaccinazione – raccomanda Spriano - in grado di eliminare i carcinomi Hpv correlati. L’immunizzazione è raccomandata e offerta gratuitamente dal Servizio sanitario nazionale dal 2008 a ragazze e ragazzi a partire dagli undici anni. Se consideriamo tutti i tumori della testa e del collo, oltre il 70% è causato da fumo e alcol. L’effetto dei due fattori è sinergico: il rischio si moltiplica e risulta superiore, rispetto a chi non fuma e non beve alcol, di ottanta volte per il carcinoma del cavo orale e di dodici volte per quello della laringe».
Mentre i tumori “da fumo” colpiscono persone tra i 60 e i 75 anni, quelli causati dal Hpv «interessano persone più giovani – sottolinea Spriano - e la trasmissione avviene per via sessuale. Quando la malattia è individuata in fase precoce, le possibilità di guarigione variano dal 75% al 100%». Troppo spesso, però, le diagnosi avvengono in uno stadio avanzato, soprattutto per una sottovalutazione dei sintomi, come per esempio bruciore o lesioni nel cavo orale, mal di gola, dolore alla lingua, abbassamento della voce, deglutizione dolorosa e fastidiosa o gonfiore al collo. «In presenza di uno di questi segnali - che persiste per più di tre settimane – avverte l'esperto - è importante sottoporsi a una visita otorinolaringoiatrica per accertare la natura del disturbo».
Al Congresso di Roma vengono presentati i risultati dei più recenti studi scientifici con l’impiego delle innovazioni in chirurgia (laser, robotica, ricostruttiva), radioterapia e oncologia medica. La chirurgia robotica consente di asportare, attraverso la bocca, tumori che in passato venivano rimossi attraverso incisioni esterne, con il vantaggio di preservare i tessuti, ridurre i danni estetici e funzionali, accorciare i tempi della degenza di circa un terzo e di favorire una rapida ripresa. Anche la radioterapia oggi è sempre più personalizzata, potente, precisa e meno tossica. In particolare, l’adroterapia utilizza radiazioni diverse da quelle tradizionali, con particelle cariche (adroni, protoni e ioni carbonio), dotate di altissima precisione e molto efficaci in tumori come quelli delle ghiandole salivari e dei seni paranasali.
In fase avanzata, la sopravvivenza a cinque anni si attesta intorno al 40%, come ricorda Spriano. Nei casi che presentano l’espressione della proteina PD-L1, il trattamento farmacologico si basa sull’associazione della chemioterapia e immunoterapia. Se l’espressione di PD-L1 è molto elevata, può bastare la sola immunoterapia. Quest’ultima, sia da sola sia in associazione con chemioterapia, «offre un significativo aumento della sopravvivenza mediana che si attesta su circa 15 mesi. Vi è inoltre una percentuale di pazienti, pari a circa il 40%, che raggiungono la sopravvivenza a lungo termine». Nei pazienti che non presentano espressione di PD-L1, il trattamento si basa solo sulla chemioterapia, che è meglio tollerata rispetto al passato e più personalizzata, conclude Spriano, «grazie anche all’approccio traslazionale che consente di portare direttamente al letto del paziente i risultati della ricerca di laboratorio».