I farmaci contro l’ipertensione non funzionano? La colpa potrebbe essere dei batteri intestinali
Se la pressione non scende nonostante i farmaci, la responsabilità potrebbe essere di alcuni batteri dell’intestino che compromettono l’efficacia delle terapie. Così si spiegherebbe la resistenza che alcuni pazienti sviluppano nei confronti dei medicinali anti-ipertensivi.
È quanto suggerisce uno studio dell’Università di Toledo appena pubblicato su Hypertension. Circa il 20 per cento delle persone in cura per il controllo della pressione arteriosa non ottiene benefici dai farmaci e la loro pressione resta elevata compromettendo la salute cardiovascolare.
«L’unica cosa che i medici possono davvero fare in questi casi è aggiungere o cambiare farmaci oppure aumentare la dose con la speranza che qualcosa possa funzionare. Fino ad ora, non abbiamo avuto alcuna chiara indicazione su quale sia il meccanismo all’origine dell'ipertensione resistente. La nostra ricerca potrebbe fornire un primo passo verso l'identificazione di nuovi modi per superare efficacemente l'ipertensione resistente al trattamento», ha dichiarato Tao Yang, principale autore dello studio.
Gli scienziati hanno testato l’efficacia del farmaco contro l’ipertensione arteriosa quinapril (un ACE-inibitore) in due gruppi di topi, uno con una composizione batterica normale e un altro con un microbiota impoverito dall’uso di elevate dosi di antibiotici. È emersa una evidente differenza tra i due gruppi: gli animali che avevano seguito la terapia antibiotica rispondevano molto meglio al farmaco rispetto agli altri.
I ricercatori allora hanno analizzato i batteri presenti nel gruppo dei topi non trattati con antibiotici e assenti nell’altro gruppo per individuare i responsabili della ridotta efficacia del quinapril. Come principale colpevole è stato riconosciuto il Coprococcus (un batterio che sembra avere anche un ruolo positivo agendo come antidepressivo), per la sua capacità di scomporre il quinapril and ramipril (un altro anti-ipertensivo), riducendone l’efficacia. Sebbene lo studio sia limitato a modelli animali ed esperimenti di laboratorio, i ricercatori hanno identificato almeno un caso-studio che sembra sostenere l’ipotesi di un ruolo chiave del microbiota nel funzionamento dei farmaci.
Il caso era stato descritto nell’International Journal of Cardiology nel 2015: una donna in cura con una terapia anti-ipertensiva con più farmaci senza ottenere alcun beneficio era riuscita a tenere sotto controllo la pressione senza alcun medicinale dopo aver assunto un ciclo di antibiotici in seguito a un’infezione post-operatoria.
Nei sei mesi successivi alla fine della cura antibiotica era bastato un solo farmaco per tenere sotto controllo la pressione. Superato quel periodo però, la terapia anti-ipertensiva aveva nuovamente smesso di funzionare.
«Questo è solo un caso e sono necessarie ulteriori ricerche. Tuttavia, ciò suggerisce che i batteri intestinali possono svolgere un ruolo effettivo e molto importante nella regolazione dell'efficacia dei farmaci per la pressione sanguigna», ha affermato Yang.
Non è certamente ipotizzabile suggerire l’uso a lungo termine di antibiotici per migliorare la gestione dell'ipertensione resistente al trattamento. L’ipotesi immaginata dai ricercatori è piuttosto quella di alterare il microbiota dei pazienti attraverso probiotici, prebiotici e cambiamenti nell’alimentazione.
«L’obiettivo finale della ricerca è identificare il modo in cui possiamo mirare specificamente ai batteri nell'intestino di un individuo per migliorare l'efficacia dei farmaci. Ciò potrebbe aiutare molte persone», ha dichiarato Yang