Fibrillazione atriale: i dati a quattro anni rafforzano efficacia e sicurezza di edoxaban
I risultati del follow-up di quattro anni nella pratica clinica quotidiana rafforzano i dati sul profilo di efficacia e sicurezza di edoxaban nel lungo periodo, confermando ciò che l'anticoagulante orale di Daiichi Sankyo aveva già dimostrato negli studi clinici randomizzati in popolazioni di pazienti con fibrillazione atriale (Fa).
I nuovi dati sono stati presentati da Daiichi Sankyo Europa durante il Congresso europeo di cardiologia (ESC 2023, ad Amsterdam dal 25 al 28 agosto).
L'analisi dello studio ETNA-AF Europe, che ha coinvolto 13.164 pazienti in dieci Paesi europei, mostrano che a distanza di quattro anni il trattamento con edoxaban in persone con Fa è associato a un basso tasso annuo di mortalità per tutte le cause, ictus ischemico e sanguinamenti maggiori. I tassi annualizzati di mortalità per tutte le cause e mortalità cardiovascolare nelle popolazioni totali sono stati rispettivamente del 4,1% l'anno e dell'1,0% l'anno. Anche i tassi annualizzati di ictus, attacco ischemico transitorio ed eventi embolici sistemici sono stati bassi (0,6% l'anno, 0,3% e 0,1%).
Inoltre, anche i tassi di sanguinamento maggiore, di emorragia intracranica e di sanguinamento gastrointestinale maggiore sono stati bassi (rispettivamente 0,9% l'anno, 0,2% e 0,4%), con una più alta incidenza di sanguinamento maggiore e di sanguinamento gastrointestinale maggiore nei pazienti trattati con 30 mg di edoxaban rispetto a quelli trattati con 60 mg.
I risultati a quattro anni presentati all'Esc 2023 «rafforzano ancora una volta il beneficio clinico dell'uso dei Noac nei pazienti affetti da fibrillazione atriale – commenta Raffaele De Caterina, professore di Cardiologia all'Università di Pisa e direttore della Divisione di Cardiologia universitaria dell'Azienda ospedaliera universitaria pisana - in particolare in quelli in cui è necessario gestire con attenzione anche comorbilità come diabete, scompenso cardiaco o fragilità, e ciò rappresenta un'ulteriore rassicurazione per la nostra pratica clinica. I risultati, insieme agli approfondimenti sul bisogno di una migliore caratterizzazione ai fini del trattamento dei nostri pazienti fragili affetti da fibrillazione atriale, evidenziano la necessità di fondare il processo decisionale sulle linee guida ma di applicarlo in modo personalizzato a ogni paziente che trattiamo».
La fragilità è comune nei pazienti con fibrillazione atriale e richiede un approccio personalizzato al trattamento, come indicato nella Guida pratica dell'EHRA (European Heart Rhythm Association) sull'uso dei nuovi anticoagulanti orali (Noac) nella fibrillazione atriale.
I dati presentati al Congresso di Amsterdam dimostrano «la reale necessità di continuare a comprendere i trattamenti al di là degli studi clinici e nell'ambito delle cure di routine» commenta infine Stefan Seyfried, vicepresidente Medical Affairs Specialty Medicines di Daiichi Sankyo Europa