Leucemia mieloide acuta: con venetoclax cambia lo standard di cura per il 40% dei pazienti

Il convegno

Leucemia mieloide acuta: con venetoclax cambia lo standard di cura per il 40% dei pazienti

di redazione

La leucemia mieloide acuta è uno dei tumori del sangue più aggressivi e difficili da trattare.  Il un tasso di sopravvivenza è molto basso. La  sopravvivenza a 5 anni dalla diagnosi è di circa il 28 per cento e le percentuali scendono al 5 per cento per coloro che non sono idonei alla chemioterapia intensiva standard. Di questa categoria fa parte circa il 40 per cento dei pazienti. Si tratta di persone anziane o fragili spesso a causa di altre patologie. Per loro è da poco disponibile una nuova terapia che sta cambiando le prospettive di cura: venetoclax in combinazione con un agente ipometilante (azacitidina), la cui rimborsabilità è stata recentemente approvata dall’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA), è un trattamento innovativo in grado di migliorare la sopravvivenza globale e i tassi di remissione, con risposte rapide e durature. I passi avanti nella cura della leucemia mieloide acuta sono sono stati evidenziati nel Convegno “InnoVENtion in AML- Reaching new goals with venetoclax in AML treatments”, che si chiude oggi 11 luglio a Napoli.

«Anemia, stanchezza, pallore legati alla riduzione dei globuli rossi, sanguinamenti ed ematomi, legati alla carenza di piastrine, e infine le infezioni sono i principali sintomi. Le alterazioni dei valori dell’emocromo portano alla diagnosi, che passa anche attraverso il prelievo di midollo osseo. L’età media alla diagnosi è di 68 anni. Proprio i pazienti anziani o fragili, perché colpiti da altre patologie, non sono però in grado di tollerare la chemioterapia intensiva standard, seguita dal trapianto allogenico di cellule staminali, se indicato», afferma Felicetto Ferrara, Direttore Ematologia all’Ospedale Cardarelli di Napoli.

Per i pazienti che non possono essere sottoposti alla chemioterapia sono disponibili solo terapie di supporto, oppure farmaci ipometilanti somministrati come singoli agenti, con basse percentuali di risposte.

«La categoria dei pazienti ineleggibili a chemioterapia intensiva, pertanto, è quella che storicamente ha mostrato la peggiore prognosi e per la quale le opzioni terapeutiche innovative finora sono state limitate. Oggi non è più così. L’approvazione della rimborsabilità di venetoclax più azacitidina da parte di Aifa ha cambiato del tutto lo scenario ed è importante che questa terapia sia offerta a tutti i pazienti che ne hanno diritto», conclude Ferrara.