Malattie croniche: il 38% dei pazienti non aderisce alle terapie
Oral_administration.jpg

La causa più frequente è la più banale: ci si dimentica. Il 47 per cento dei casi di scorretta aderenza alla terapia sono dovuti a difficoltà nel ricordarsi di assumere il medicinale. Una percentuale significativa invece si aggiusta la terapia con criteri personali per paura degli effetti collaterali (40%). Poi c’è chi in assenza dei sintomi sottovaluta la malattia e non ritiene necessario curarsi.
È quanto emerge da un sondaggio condotto su oltre 1.500 persone dall’Associazione Nazionale Malati Reumatici (Anmar). La survey rientra in una nuova campagna nazionale di comunicazione dal titolo “Io Aderisco, Tu che Fai?” che si pone l’obiettivo di sensibilizzare popolazione, pazienti, caregivers e istituzioni sull’importanza dell’aderenza terapeutica.
Il progetto, realizzato con il contributo non condizionato di Galapagos, prevede la realizzazione di uno spot televisivo, la diffusione di un booklet e un’attività specifica sui principali social media. viene presentata oggi con una conferenza stampa a Roma. «I pazienti cronici che non assumono i farmaci in modo corretto spesso seguono le indicazioni del medico con discontinuità, oppure abbandonano la cura dopo un breve periodo. Il fenomeno può essere molto pericoloso per la salute del singolo individuo. Vi è anche la necessità, per avere una migliore sostenibilità del sistema, di una maggiore collaborazione tra i vari professionisti della sanità: dalla farmacia dei servizi fino allo specialista. Molti pazienti assumono più farmaci e sono seguiti da diversi medici che non sempre sono a conoscenza di quante e quali terapie assumono i pazienti. Ci dovrebbe essere degli alert e anche in questo le nuove tecnologie informatiche possono aiutarci, anche se finora il loro utilizzo è stato scarso e va quindi incentivato», dice sottolinea Silvia Tonolo, presidente di Anmar. Secondo il sondaggio ANMAR solo il 13 per cento dei pazienti per essere aderente riceve supporto dal medico di medicina generale.
«Possiamo e dobbiamo svolgere un ruolo più importante nella gestione delle patologie croniche. Grazie all’innovazione, sia diagnostica che terapeutica, malattie spesso mortali adesso vengono tenute sotto controllo per lunghi periodi di tempo. Da qui l’esigenza di un supporto maggiore da parte del sistema italiano delle cure primarie», commenta Silvestro Scotti, segretario Generale Nazionale della Federazione Italiana Medici di Famiglia.
Per l’86 per cento degli intervistati l’utilizzo di nuove tecnologie informatiche, come ad esempio le App, può essere un aiuto efficace. Lo stesso vale per la telemedicina che è indicata, nel 72 per cento dei casi, come un importante rimedio.