Una nuova tecnica per migliorare l’esito della riparazione della valvola mitralica
Riparare è meglio che sostituire. La regola base dell’economia circolare vale anche nel campo della cardiochirurgia: la riparazione delle valvole del cuore è preferibili alla sostituzione, soprattutto per i vantaggi in termini di sopravvivenza e di qualità di vita. Ora un nuovo studio pubblicato su Reviews in Cardiovascular Medicine mostra i benefici di una nuova tecnica ideata e messa a punto proprio dall’équipe Giuseppe Nasso, responsabile della Cardiochirurgia di Anthea Hospital di Bari, per migliorare l’esito e la qualità degli interventi di riparazione mitralica.
Lo studio ha messo a confronto tecniche tradizionali con il nuovo approccio per l’impianto di corde tendinee artificiali, elementi che servono ad unire i lembi della valvola mitrale al muscolo cardiaco quando si riscontra un’insufficienza mitralica, condizione che spesso vede queste corde allungate o rotte.
«La parte difficile di un intervento di questo tipo è calcolare la giusta lunghezza delle nuove corde. Con questa tecnica riusciamo a calcolare con precisione la lunghezza delle corde artificiali impiantate per fare in modo che i lembi valvolari si tocchino tra di loro in misura maggiore (coaptation lenght) rispetto ad una tecnica standard per avere una perfetta chiusura della valvola. Finora il calcolo era basato principalmente sull’esperienza del chirurgo e non su parametri totalmente standardizzati. Abbiamo dunque ideato una sorta di binario, una guida ideale che unisce la base di impianto del lembo anteriore con la base di impianto del lembo posteriore della valvola mitrale e questo determina, anche a cuore fermo, l’altezza sulla quale è possibile calcolare su basi oggettive la corretta lunghezza delle corde da impiantare», spiega Nasso.
La nuova tecnica non solo è equiparabile alle altre ma che è anche vantaggiosa rispetto a un parametro chiamato “coaptation length”. Ovvero i due lembi, a valvola chiusa, hanno una maggiore superficie di giunzione, di coaptazione che permette una chiusura più sicura. «Mi spiego: pensiamo alla tenda della doccia che poggia sul bordo della vasca; se questa è a filo con il bordo rischia di far fuoriuscire l’acqua, mentre se ha un “margine aggiuntivo” permette di non far uscire nemmeno una goccia. Dunque, affinché la chiusura dei due lembi sia ermetica ci deve essere un margine di sicurezza tra i due lembi, che idealmente dovrebbe essere maggiore a 10mm. Infine, questo calcolo scientifico ha il vantaggio di essere molto semplice ed intuitivo per il chirurgo», specifica Nasso.
Il prossimo passo sarà verificare la durabilità: solo con un follow-up a distanza di anni sarà possibile per gli specialisti dimostrare anche un possibile ulteriore vantaggio in termini di durata della riparazione.