Dagli oncologi una campagna sul tumore al seno metastatico triplo negativo
È previsto entro novembre l'avvio della prima campagna di sensibilizzazione promossa dagli oncologi italiani dedicata al carcinoma mammario metastatico triplo negativo che coinvolgerà tutte le Associazioni pazienti attive in oncologia.
L'iniziativa, realizzata con il supporto di Gilead, è stata presentata martedì 8 novembre a Milano in un evento che è stato anche un momento di confronto dedicato al mTNBC (dall’inglese metastatic Triple-Negative Breast Cancer), patologia di cui si parla ancora poco, ma per la quale si aprono importanti opportunità in termini di cura.
Grazie a diagnosi precoci e a terapie sempre più efficaci, in Italia la sopravvivenza a cinque anni riguarda oggi l’88% dei casi, mentre il numero assoluto dei decessi è diminuito del 6,8% nel 2021 rispetto al 2015. Questo però ancora non vale per il tumore al seno triplo negativo, una forma particolarmente aggressiva che colpisce frequentemente donne sotto i 50 anni e contro la quale l’imperativo è non perdere tempo, data la sua alta predisposizione a evolvere in metastasi.
L'Associazione italiana di oncologia medica (Aiom) «promuove una campagna di sensibilizzazione sul carcinoma mammario triplo negativo sui profili istituzionali social della Società scientifica e organizza una serie di webinar rivolti alle centinaia di associazioni di pazienti, che saranno diffusi in diretta streaming su Aiom Tv» spiega Saverio Cinieri, presidente nazionale Aiom. «L’obiettivo – precisa - è parlare di questa forma di carcinoma mammario per illustrare, da un lato, la complessità del percorso di cura, dall’altro i progressi delle terapie e le prospettive della ricerca».
Nel 2020 sono state circa 55 mila le nuove diagnosi di tumore alla mammella, 8 mila circa dei quali (il 15% del totale) di triplo negativo. «In questo sottotipo di carcinoma mammario – spiega Lucia Del Mastro, direttore della Clinica di Oncologia medica del San Martino di Genova e docente di Oncologia dell'Università del capoluogo ligure - mancano i recettori per gli estrogeni, per il progesterone e l’HER2 che invece in altre forme rendono possibile l’esecuzione di terapie mirate fungendo da bersaglio. Questa caratteristica ha reso sino a poco tempo fa il TNBC un tumore più difficile da trattare rispetto agli altri – precisa - perché affrontabile solo con la chemioterapia e perché in genere caratterizzato da una maggiore aggressività biologica».
Un recente studio francese su oltre 20 mila pazienti con carcinoma mammario metastatico, ricorda Del Mastro, ha evidenziato che «mentre c'è stato un chiaro miglioramento dell'aspettativa di vita del sottogruppo HER2 positivo e del sottogruppo recettori ormonali positivi, questo non si è verificato per i casi di tumore al seno triplo negativo». In particolare, la sopravvivenza mediana delle pazienti con recettori ormonali positivi ed HER2 negativi è risultata di 43 mesi, con una sopravvivenza a cinque anni del 36%, e nel sottogruppo HER2 positivi la sopravvivenza mediana è stata di 50 mesi, con quella a cinque anni del 44%. Nel sottogruppo triplo negativo, invece, è stata registrata una sopravvivenza mediana di soli 14,5 mesi, con una sopravvivenza a cinque anni dell'11%. «Proprio a causa di questa sopravvivenza così ridotta – sottolinea l'oncologa - le pazienti con tumore al seno triplo negativo riescono a ricevere meno linee di trattamento, con la percentuale di “attrition rate”, cioè di tasso di abbandono, dei trial clinici che aumenta progressivamente. Guadagnare tempo, ritardando il più possibile la progressione della malattia, è quindi il primo obiettivo da perseguire».
Il panorama terapeutico sta finalmente cambiando, conferma Michelino De Laurentiis, direttore del Dipartimento di Oncologia senologica e toracica del Pascale di Napoli: «Seguendo il percorso già fatto dalla ricerca negli ultimi due decenni per gli altri sottotipi di tumore mammario, diverse terapie innovative sono ora a disposizione degli oncologi. La prima è l’immunoterapia, che va aggiunta alla chemioterapia nei tumori che esprimono il PDL1, un marcatore di sensibilità immunologica presente in circa il 40-45% di tutti i triplo negativi. La seconda è invece rappresentata dagli inibitori di PARP: una terapia orale attiva nei tumori con mutazione ereditaria dei geni BRCA1 e 2, che rappresentano circa il 15% di tutti i tumori triplo negativi. La terza è data dagli anticorpi farmaco-coniugati, potenzialmente efficaci nella maggior parte dei tumori triplo negativi».
Le nuove terapie, prosegue De Laurentiis, «promettono di allungare l’aspettativa di vita senza generare tossicità importanti. Questo pone le basi per cronicizzare finalmente anche il tumore triplo negativo metastatico, come già accade da tempo per gli altri sottotipi di tumore mammario». Guadagnare tempo, bloccando la malattia e mantenendo una buona qualità di vita «diventa fondamentale, vista l’accelerazione che stiamo osservando nello sviluppo di nuovi farmaci. È infatti molto probabile che nei prossimi anni le possibilità terapeutiche si moltiplichino, consentendo di raggiungere risultati a oggi insperati. Accolgo quindi con grande entusiasmo le ultime opzioni approvate, in particolare gli anticorpi farmaco-coniugati».
Lo scorso ottobre, “Mese internazionale della prevenzione del tumore al seno”, ha visto l’attiva partecipazione di tante Associazioni che risultano a loro volta fondamentali per il miglioramento della qualità di vita delle donne colpite da un carcinoma mammario e che hanno dato il proprio sostegno alla campagna promossa dall'Aiom, come hanno testimoniato le loro rappresentanti intervenendo alla presentazione dell'iniziativa.
«Quando pensiamo a una paziente con mTNBC – sostiene infine Cristina Le Grazie, direttore medico di Gilead Sciences Italia - non dobbiamo considerare solo la sua malattia e la possibile terapia, ma tutto il vissuto che la donna deve affrontare. La possibilità di rendere disponibile un farmaco che, grazie alla nostra ricerca, possa incidere sull’aspettativa di vita è per noi un grande traguardo, ma siamo consapevoli che il tempo che si guadagna deve essere di qualità. Ecco perché il nostro impegno va oltre la cura. Sosteniamo le iniziative della comunità scientifica e delle Associazioni pazienti come parte indispensabile del nostro agire».