La pandemia è finita, ma non per tutti: i fragili hanno ancora bisogno di protezione e tempestività di azione terapeutica

Il convegno

La pandemia è finita, ma non per tutti: i fragili hanno ancora bisogno di protezione e tempestività di azione terapeutica

di redazione

La pandemia è finita. Ma non per tutti.  Ci sono un milione e 200mila pazienti con fragilità severa in Italia che non riescono a difendersi efficacemente da virus e infezioni. Per tutti loro il virus Sars-CoV-2 è ancora un rischio concreto per la salute. 

Pazienti, clinici e istituzioni si sono confrontati su questo tema durante il Convegno “Fragili! Proteggere con cura... Covid e infezioni virali, pericolo scampato?” realizzato dall’Associazione AIP OdV, con la sponsorship di GSK.

I pazienti “fragili” sono quelli individuati dal Piano Nazionale Vaccini anti-Covid-19 per il rischio elevato di sviluppare forme gravi della malattia, a causa di un danno d’organo, una malattia rara, gravi disabilità fisiche o compromissione della risposta immunitaria (come nel caso delle persone con Immunodeficienza Primitiva).

Per loro, in caso di sintomi riconducibili alla Covid-19, è necessario accelerare i tempi della diagnosi tramite un tampone, e avviare al più presto la terapia con antivirali o anticorpi monoclonali. Questi ultimi, sono una opzione concreta per i soggetti fragili in politerapia o che non possono assumenti antivirali, grazie all’assenza di interazioni farmacologiche. L’obiettivo di queste terapie è quello di bloccare l’ingresso del virus prima che riesca ad entrare nella cellula ospite.

«Per le persone con fragilità, in caso di sintomi riconducibili alla Covid-19, è necessario accelerare i tempi della diagnosi, eseguendo immediatamente un tampone e avviare al più presto la terapia con antivirali e anticorpi monoclonali. Il virus cambia continuamente e il fatto che la diffusione sia stata contenuta dalla vaccinazione non significa che non sia più rischioso, specialmente per alcune categorie di persone. La fragilità interessa un terzo della popolazione, non solo anziana. Basti pensare che la stessa influenza, che non gode della stessa attenzione, provoca tantissimi decessi ogni anno. Valutare il coefficiente di rischio di ogni paziente e prendere le opportune precauzioni per salvaguardarli è obbligatorio», spiega Federico Perno, direttore di Microbiologia Clinica e Diagnostica di Immunologia Ospedale Bambin Gesù di Roma.