Psoriasi a placche: confermata l’efficacia di deucravacitinib dopo due anni
Viene confermata l’efficacia e la sicurezza di deucravacitinib nel trattamento della psoriasi a placche da moderata a severa. I risultati a lungo termine dello studio di estensione POETYK PSO mostrano il mantenimento dell’efficacia nei due anni di trattamento.
Deucravacitinib di Bristol Myers Squibb si presenta così come una potenziale nuova opzione terapeutica orale per la psoriasi a placche da moderata a severa.
«La psoriasi a placche è una malattia cronica sistemica immuno-mediata associata con molteplici comorbidità gravi e con la necessità di nuove terapie, in particolare di farmaci orali, poiché molti pazienti non sono trattati in modo adeguato o sono insoddisfatti delle attuali opzioni di trattamento. La ricerca a lungo termine che dimostri l’efficacia duratura, oltre a un ben noto profilo di sicurezza, è fondamentale per i medici e per i pazienti, e questi nuovi dati a due anni sottolineano il potenziale di deucravacitinib come nuova importante opzione di trattamento per i pazienti con psoriasi a placche da moderata a severa che richiede terapia sistemica», afferma Richard B. Warren, consulente dermatologo, Salford Royal Hospital, che fa parte del Northern Care Alliance NHS Foundation Trust e Professore all’Università di Manchester.
Il profilo di sicurezza globale di deucravacitinib osservato nei due anni è coerente con quello precedentemente riportato negli studi di Fase 3. Gli eventi avversi sono rimasti prevalentemente di entità lieve o moderata. Tra i più comuni: nasofaringite, infezione delle vie respiratorie superiori ed emicrania. Gli eventi avversi gravi e gli eventi che hanno causato l’interruzione del trattamento sono rimasti bassi fino a due anni e non sono stati osservati nuovi segnali di sicurezza.
Al follow-up aggiuntivo nello studio LTE, in coincidenza con il picco della pandemia COVID-19, si è verificato un aumento di infezioni da COVID-19 rispetto agli studi POETYK PSO-1 e POETYK PSO-2; tuttavia, la terapia con deucravacitinib non ha aumentato il rischio o la gravità dell’infezione da COVID-19. I tassi di incidenza globale di infezione da COVID-19 e di ricovero e morte per COVID-19 nello studio LTE sono in linea con i tassi epidemiologici di base. In due anni non sono state osservate nuove alterazioni o cambiamenti clinicamente significativi rispetto al basale nei valori di laboratorio, inclusi i parametri ematologici, chimici e lipidici.