Quando la depressione è un effetto collaterale della malattia

L'indagine

Quando la depressione è un effetto collaterale della malattia

di redazione

In Italia chi soffre di depressione nell’83 per cento dei casi si rivolge a uno psichiatra e nell’87 per cento dei casi è in trattamento farmacologico per la malattia. 

Nei casi in cui la depressione deriva dalle difficoltà nell’affrontare un’altra malattia (per esempio il diabete o il cancro) solo 1 una persona su 5 si rivolge allo psichiatra e solo 1 su 2 riceve farmaci specifici. 

È questo uno dei paradossi su cui ha messo l’accento un’indagine presentata oggi a Milano e volta a esplorare il tema della depressione in generale e la relazione tra questa e alcune malattie quali tumori, malattie reumatiche e diabete sia da un punto di vista qualitativo, su un campione di 18 pazienti e caregiver, sia quantitativo, su un campione di 240 pazienti. 

L’indagine, promossa dall’Osservatorio nazionale sulla salute della donna (Onda), si è è avvalso della collaborazione di numerose associazioni di pazienti tra cui AIMAC, Associazione Italiana Malati di Cancro, parenti e amici, ANMAR, Associazione Nazionale Malati Reumatici, APMAR, Associazione Nazionale Persone con Malattie Reumatologiche e Rare, Europa Donna Italia, FAND, Associazione Italiana Diabetici e SIP, Società Italiana di Psichiatria, ed è realizzato con il contributo incondizionato di Janssen, azienda farmaceutica di Johnson & Johnson.

«La depressione, quando legata o conseguenza di altre malattie, è per lo più sottovalutata sia da chi ne soffre sia dai medici, quasi considerata un effetto collaterale scontato», ha detto Francesca Merzagora sintetizzando i dati dell’indagine secondo cui la depressione colpisce 1 persona su 4 con malattie reumatiche, quasi 1 malato di tumore su 6 e il 2% di coloro che hanno il diabete.

«La depressione è una malattia che condiziona completamente l’esistenza sia delle persone che ne soffrono sia di coloro che se ne prendono cura», ha aggiunto Merzagora. «Secondo gli intervistati sintomi quali tristezza (75%), pensieri negativi (72%), perdita di interesse nel fare le cose (65%), di energia (62%) e un senso di solitudine da cui è difficile trovare sollievo (60%) sono quelli che maggiormente incidono sulla qualità di vita. La tristezza e la solitudine a volte è talmente forte e la percezione del futuro è così negativa che oltre 1 persona malata di depressione su 2 dichiara di aver avuto pensieri suicidari, tra questi 1 su 4 tre o quattro volte nell’ultimo mese. Anche i familiari e coloro che si prendono cura della persona depressa si trovano a vivere e soprattutto subire una situazione molto pesante nella quale tutte le energie sono concentrate sul malato».

«I risultati di questa indagine, prima nel suo genere, hanno messo in luce due aspetti molto significativi della vita e del percorso di cura dei pazienti: quanto sia fondamentale, per perseguire benessere e salute completi, che siano considerate come persone a 360 gradi, non solo legati a un’unica dimensione patologica, e quanto sia importante continuare a combattere lo stigma legato ancora oggi alla malattia mentale», ha affermato Massimo Scaccabarozzi, amministratore delegato e oresidente di Janssen Italia. «Il nostro impegno come Janssen, da 60 anni a questa parte, è minimizzare l’impatto delle patologie mentali sui pazienti, grazie alla ricerca di soluzioni terapeutiche innovative. Siamo impegnati nell’identificare nuovi target per la depressione, l’insonnia e la schizofrenia. L’obiettivo è unire l’efficacia terapeutica dei farmaci con la riabilitazione e il conseguente reinserimento in società dei pazienti; lo dimostra il progetto Triathlon - Indipendenza, Benessere, Integrazione nella Psicosi - ideato per far fronte alle criticità che, quotidianamente, caratterizzano l’assistenza e il trattamento delle persone che soffrono di psicosi».