I reumatologi: no ai continui cambi di terapie per motivi economici

Congresso Sir

I reumatologi: no ai continui cambi di terapie per motivi economici

di redazione

In Italia si registrano sempre più casi di passaggi da un farmaco biosimilare a un altro per ottenere risparmi di spesa molto marginali. L’allarme arriva dalla Società italiana di reumatologia (Sir) in occasione del suo Congresso nazionale che si svolge in questi giorni a Rimini.

«È possibile assicurare a tutti i pazienti l’approvvigionamento dei farmaci e al tempo stesso la sostenibilità di un sistema sanitario regionale» assicura Roberto Gerli, presidente nazionale della Sir. Negli ultimi mesi, sottolinea Gerli, ci sono stati «alcuni esempi virtuosi come in Campania, dove un’ottima interazione tra clinici specialisti, farmacisti ospedalieri e autorità sanitarie locali ha portato alla stesura di nuove regole condivise. Queste hanno decisamente migliorato la situazione e ridotto i casi di “multi switch”, favorendo così la continuità terapeutica». «Garantire l’appropriatezza nell’uso di tutti i farmaci biotecnologici è uno dei punti della mozione parlamentare sulle malattie reumatologiche approvata dalla Camera lo scorso marzo» ricorda Ennio Lubrano, consigliere nazionale Sir. Nel provvedimento si fa riferimento anche dell’istituzione al ministero della Salute e in tutte le Regioni di tavoli che devono prevedere la partecipazione di rappresentati delle Società scientifiche e delle Associazioni di pazienti. «Devono essere attivati al più presto – chiede Lubrano - perché devono essere proprio queste le sedi dove discutere e trovare soluzioni. Come Sir siamo da sempre favorevoli all’uso dei biosimilari che sono farmaci sicuri e anche importanti per favorire una maggiore sostenibilità del sistema sanitario. Alcuni dubbi emergono però negli “switch” o nei “multi-switch” da farmaco all’altro che possono a volte portare a controindicazioni o a riacutizzazioni della malattia».

Al congresso Sir di Rimini si è svolta anche una tavola rotonda sugli sviluppi e le nuove prospettive della telemedicina. La Società scientifica ha attivato nel 2020 una piattaforma “virtuale” chiamata iARPlus che consente, ai pazienti la fruizione e ai professionisti l’erogazione, una serie di servizi a partire dalla televisita. «In questi due anni – spiega Fausto Salaffi, responsabile del Progetto Telemedicina per Sir - abbiamo più che raddoppiato il numero di centri coinvolti», che oggi sono oltre 120 e più di 3.500 i pazienti gestiti tramite la piattaforma. «Siamo convinti – aggiunge - che l’implementazione di esperienze simili possa contribuire a una reale riorganizzazione della reumatologia italiana». Le piattaforme di telemedicina nate sia prima sia durante la pandemia «devono però essere interoperabili – interviene Gerli - e permettere lo scambio d’informazioni e dati tra i vari specialisti». Il segretario generale Sir, Marco Gabini, ricorda che sono anche stati previsti fondi nel Pnrr «proprio per potenziare queste nuove tecnologie i cui sistemi devono essere meglio sfruttati da tutte le strutture sanitarie come ha dimostrato drammaticamente l’emergenza Coronavirus. La sfida che stiamo affrontando adesso è capire e attuare al più presto tutte le modalità digitali che possano essere in grado di implementare i servizi assistenziali specialistici allo scopo di ottenere anche una semplificazione e una facilitazione di accesso per il paziente alle prestazioni sanitarie».