In sala operatoria meno rischi se il chirurgo è donna
I pazienti che si sottopongono a interventi chirurgici vanno incontro a minori complicanze post-chirurgiche se a effettuare l’operazione è un medico donna. È la conclusione a cui è giunto uno studio coordinato da ricercatori del Mount Sinai Hospital di Toronto i cui risultati sono stati pubblicati sulla rivista JAMA Surgery.
«Le caratteristiche socio-demografiche dei medici, come l’età e il sesso, influenzano i risultati sanitari dei pazienti. In molti contesti medici, le dottoresse ottengono risultati migliori per i pazienti rispetto ai medici uomini», spiegano i ricercatori che, nello studio, hanno voluto verificare se il sesso del chirurgo si riflette sul rischio di complicanze post-operatorie.
La ricerca ha analizzato i dati di oltre 1 milione di pazienti sottoposti a chirurgia, scoprendo che quelli operati da una chirurga avevano un rischio più basso di incorrere in complicanze sia nel breve (90 giorni) sia nel lungo termine (1 anno). In particolare, soffriva di complicanze a 90 giorni il 12,5% di chi era stato operato da una donna rispetto al 13,9% di chi era stato operato da un uomo. La forbice si allargava ulteriormente a 1 anno di distanza, quando il rischio di complicanze era rispettivamente del 20,7% e del 25%.
Per i pazienti operati da una donna era più basso anche il rischio di morte: lo 0,5% a 90 giorni e l’1,6% a 1 anno, rispetto allo 0,8% e al 2,4% di chi aveva avuto un medico di sesso maschile.
Non è chiaro a cosa sia dovuta la differenza, tuttavia, scrivono i ricercatori, “questi dati si aggiungono alla crescente letteratura che mostra come i pazienti assistiti da medici donne (compresi i chirurghi) sembrano stare meglio di quelli assistiti da medici uomini. Nonostante ciò, le donne continuano ad essere emarginate sul posto di lavoro in molti modi”, concludono.