Sciatica cronica, meglio operare?

Lo studio

Sciatica cronica, meglio operare?

Uno studio sul New England Journal of Medicine spezza una lancia a favore dell’intervento chirurgico. Il bisturi promette un sollievo maggiore dal dolore rispetto ai trattamenti non chirurgici. Ma lo studio possiede alcuni limiti che non permettono ancora di generalizzare

di redazione

Ernia del disco lombare? Meglio operare. È un verdetto inaspettato, ma ancora tutto da confermare, quello pronunciato da un gruppo di ricercatori canadesi sulle pagine del New England Journal of Medicine: se i pazienti hanno un dolore cronico al nervo sciatico la microdisectomia, tecnica microchirurgica per l’ernia discale, procura benefici superiori rispetto alle pratiche conservative. E per “benefici” si intende una riduzione significativa del dolore. I ricercatori hanno condotto un trail clinico su 128 pazienti con una sciatica cronica (con dolore persistente da più di 4 mesi) dovuta a un’ernia lombare a livello L4-L5 oppure L5-S1.

I partecipanti sono stati divisi in due gruppi, i prim sono stati sottoposti all’intervento chirurgico, gli altri sono stati trattati per 6 mesi con terapie alternative tra cui fisioterapia, rieducazione posturale, analgesici, iniezioni di cortisone, e operati successivamente in caso fosse stato necessario. Ogni gruppo era formato da 64 pazienti, tutti reclutati tra il 2010 e il 2016 con un’età media di 38 anni. Nella maggior parte dei casi l’ernia discale si presentava a livello L5-S1. All’inizio dello studio i ricercatori hanno chiesto ai pazienti di valutare l’intensità del dolore su una scala da 1 a 10: in entrambi i gruppi è stato registrato un punteggio medio di circa 8. 

Ma dopo sei mesi i pazienti che avevano ricevuto il trattamento chirurgico stavano decisamente meglio degli altri: il punteggio che attribuivano al dolore alla gamba era 2,8 in confronto a 5,2 dell’altro gruppo. Tra i pazienti operati si sono registrati nove casi con eventi avversi dovuti all’intervento (infezioni superficiali della ferita  e dolore neuropatico) e un caso con recidive che hanno richiesto ulteriori operazioni. 

Il sollievo dal dolore nei pazienti operati è dovuto a una decompressione più rapida della radice del nervo sciatico. 

«Abbiamo studiato i pazienti con dolore cronico al nervo sciatico e osservato un significativo e duratura beneficio nell’intervento chirurgico. Ritengo che i medici di medicina generale ora saranno più propensi all’operazione in questo gruppo di pazienti. 

A differenza della sciatica acuta, la sciatica cronica ripsonde molto meno ai trattamenti non chirurgici. Con l’operazione si ha il 70 per cento di probabilità di migliorare i sintomi»,  ha dichiarato Chris Bailey, della Western University in Canada a capo dello studio. 

Ma, Andrew Schoenfeld e James Kang del Brigham and Women's Hospital di Boston,  autori di un editoriale di accompagnamento allo studio, suggeriscono invece ai medici di mantenere un atteggiamento prudente. I risultati dello studio non devono essere interpretati come un invito a ricorrere al bisturi con disinvoltura. Perché, secondo loro i ricercatori non forniscono sufficienti dettagli sui singoli casi che sarebbero stati utili per valutare l’opportunità dell’intervento chirurgico, come per esempio la dimensione dell’ernia e il livello di compressione del nervo. 

Schoenfeld e Kang sembrano voler ridimensionare in qualche modo la portata dello studio. Dal loro punto di vista non ci sono gli estremi per poter affermare che il bisturi sia in generale l’opzione migliore. Lo studio, è vero, dimostra che l’intervento chirurgico offre tangibili benefici, ma ogni paziente resta un caso a sé e la scelta va valutata caso per caso.