Sclerosi multipla, chi vive al nord ha maggiori probabilità di sviluppare la malattia in forma grave

Il legame

Sclerosi multipla, chi vive al nord ha maggiori probabilità di sviluppare la malattia in forma grave

La gravità dei sintomi della sclerosi multipla dipende dalla distanza dall’equatore. Superati i 40° di latitudine la malattia si manifesta in forma più grave. Potrebbe dipendere dall’esposizione ai raggi ultravioletti, ma anche da altri fattori

di redazione

I sintomi della sclerosi multipla dipendono, sorprendentemente, anche da un parametro geografico: la distanza dall’equatore. I pazienti che vivono a latitudini maggiori sviluppano la malattia in forma più grave. Lo suggerisce uno studio dell’Università di Melbourne in Australia appena pubblicato su Neurology condotto su 46mila persone con sclerosi multipla che vivono in zone temperate. Chi, tra questi, vive al di sopra dei 40° di latitudine sviluppa la malattia in forma più grave.  

Potrebbe dipendere in parte dalle differenze nell’esposizione ai raggi ultravioletti (UVB). Finora era stato osservato che la sclerosi multipla è più frequente nei Paesi a latitudini maggiori. Ora si dimostra che anche la gravità dei sintomi peggiora se si vive più lontano dall’equatore.

«Le persone che vivono con la sclerosi multipla in Scandinavia, ad esempio, hanno maggiori probabilità di sperimentare un declino più rapido della loro funzione neurologica rispetto alle persone che vivono nel Mediterraneo, dopo aver tenuto conto delle differenze nella prevalenza della malattia e nell'accesso alla terapia. Questa associazione sembra essere stata stabilita durante i primi anni di vita. Non sappiamo ancora cosa ci sia dietro questo fenomeno. Le possibili spiegazioni sono molte, che vanno dalle esposizioni ambientali, inclusa l'esposizione ai raggi UV del sole, alla dieta o ai geni», ha dichiarato Tomas Kalincik, dell’Università di Melbourne, a capo dello studio. 

Da tempo gli epidemiologi si stanno chiedendo come mai la prevalenza della malattia è più bassa nelle regioni equatoriali e aumenta verso i poli, un fenomeno noto come gradiente latitudinale. 

«È ampiamente accettato che un'esposizione insufficiente alla luce solare sia un fattore di rischio per lo sviluppo della sclerosi multipla, Per medici e pazienti, è quindi interessante se la luce solare e/o la vitamina D possano anche essere sfruttate terapeuticamente.

Si presume che le radiazioni a onde corte, in particolare l'ultravioletto B, medino gli effetti antinfiammatori della luce solare, motivo per cui vengono regolarmente applicate in contesti dermatologici, ad esempio in condizioni autoimmuni della pelle come la psoriasi e la vitiligine. Se la luce UVB si rivelasse utile nella sclerosi multipla, ciò potrebbe fornire nuove strade terapeutiche», affermano i due autori di un editoriale di accompagnamento allo studio. 

I ricercatori hanno raccolto i dati geografici e clinici di 46mila pazienti con sclerosi multipla. Per ognuno di loro sono risaliti alla latitudine e alla dose annuale di radiazione Uvb a cui i pazienti sono stati esposti tra i 6 e i 18 anni e al momento della diagnosi. 

La gravità della malattia è stata calcolata ricorrendo al Multiple Sclerosis Severity Score, una scala di valutazione della disabilità usata dai clinici per monitorare la progressione della malattia.

I pazienti, per il 70 per cento donne, dall’età media di 39 anni risiedevano tra le latitudini 19°35 ́ e 56°16 ́. 

A latitudini maggiori di 40°, la malattia si manifesta in forma più grave. Per esempio tra un paziente di Madrid e uno di  Copenaghen c’era una differenza di 1,3 punti nella scala MSS. 

Questa relazione non è stata osservata a latitudini inferiori a 40°.

L'elevata disabilità era associata a una bassa esposizione cumulativa ai raggi Uvb al momento della valutazione della disabilità e prima dei 6 e 18 anni. I risultati erano simili nell'emisfero settentrionale e in quello meridionale.

«In media, il punteggio della MSS diminuisce di 1,0-1,2 decili per ogni aumento di 1 kJ/m2 della dose annuale di Uvb. È interessante notare che queste associazioni, anche se di entità relativamente minore, sono già presenti a 6 e 18 anni di età rispetto a tutti i futuri punteggi. Ciò suggerisce che l'esposizione agli Uvb durante le prime fasi della vita può essere fondamentale per definire il futuro gravità della malattia», scrivono i ricercatori. 

I ricercatori fanno notare però che oltre alle radiazioni Uvb, potrebbero esserci altre variabili con un impatto sui sintomi della sclerosi multipla. Tra queste, la maggiore diffusione al nordo del virus di Epstein-Barr che è coinvolto nell’isnorgenza della sclerosi multipla.