Tumore della prostata: nuovo regime terapeutico migliora la qualità di vita

Esmo 2022

Tumore della prostata: nuovo regime terapeutico migliora la qualità di vita

di redazione

Nei pazienti con tumore della prostata metastatico, il trattamento con  darolutamide (un potente inibitore del recettore degli androgeni) con la terapia di deprivazione androgenica e la chemioterapia con docetaxel migliora la sopravvivenza e soprattutto la qualità di vita, con il controllo dei sintomi fisici e del dolore legati alla malattia.. È questo il dato saliente che emerge dallo studio di fase III ARASENS i cui risultati sono stati presentati nel corso del congresso della European Society of Medical Oncology.

«In Italia vivono 564mila uomini con diagnosi di questa neoplasia, caratterizzata da un’elevata eterogeneità clinica, oscillando da forme a bassa aggressività e altre clinicamente importanti», afferma il presidente AIOM (Associazione Italiana di Oncologia Medica) Saverio Cinieri. «Negli ultimi anni abbiamo ottenuto ottimi risultati in termini di riduzione della mortalità. Purtroppo, sintomi come la frequente necessità di urinare, il dolore alla minzione e la presenza di sangue nelle urine vengono spesso sottovalutati dai pazienti, portando alla scoperta della malattia in fase avanzata. L’impatto del tumore della prostata metastatico sulla quotidianità dei pazienti che sviluppano sintomi correlati alla malattia può essere importante. In alcuni casi, queste persone non riescono a dormire o a camminare per il dolore, in particolare alle ossa. Da qui il forte bisogno clinico di terapie in grado di garantire una buona qualità di vita anche negli uomini con malattia metastatica», aggiunge.

«Fra i casi di carcinoma prostatico avanzato, quelli metastatici alla diagnosi, ed in particolare nei pazienti meno anziani, sono da considerare come più aggressivi e quindi da trattare in modo più completo», spiega Enrico Cortesi, ordinario di Oncologia all’Università La Sapienza, Policlinico Umberto I di Roma. «Per questi pazienti è fondamentale individuare un trattamento che sia non solo efficace, ma permetta di svolgere in sicurezza le attività quotidiane. I nuovi risultati dello studio ARASENS confermano ulteriormente la potenzialità di darolutamide, in combinazione con la terapia ormonale e la chemioterapia, per i pazienti con tumore della prostata ormonosensibile metastatico, in una fase critica della loro vita. Questo farmaco combina in sé efficacia terapeutica e tollerabilità. Grazie alla sua struttura chimica peculiare, inibisce la crescita delle cellule di carcinoma prostatico, limitando gli effetti collaterali che impattano sulla vita quotidiana».

 Il trattamento con darolutamide in aggiunta alla terapia di deprivazione androgenica e al docetaxel ha mostrato una tendenza a ritardare il tempo di peggioramento dei sintomi fisici e del dolore correlati alla malattia nei pazienti con dolore moderato o grave al basale e un miglioramento degli endpoint rilevanti per i pazienti, rispetto a terapia di deprivazione androgenica più docetaxel. Inoltre lo studio di fase III ARASENS ha   mostrato una riduzione del 32,5% del rischio di morte e il miglioramento di tutti gli endpoint secondari particolarmente rilevanti per i pazienti, con l’intensificazione del trattamento precoce rispetto a terapia di deprivazione androgenica più docetaxel.

L’obiettivo raggiunto, della migliore preservazione della qualità della vita, è di particolare importanza in una malattia come la neoplasia prostatica, per la quale si deve prevedere una prognosi ed una durata dei trattamenti anche di molti anni.

A febbraio 2021, l’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA) ha approvato la rimborsabilità di darolutamide nel trattamento del carcinoma prostatico resistente alla castrazione non metastatico ad alto rischio di sviluppare malattia metastatica.