Tumori: allo studio test che li rivelano quando sono ancora “invisibili”

All’Irccs Candiolo

Tumori: allo studio test che li rivelano quando sono ancora “invisibili”

di redazione

Prevedere lo sviluppo di un tumore prima che diventi visibile agli esami radiologici. Questo è l’ambizioso obiettivo di Proactive, uno dei numerosi progetti con cui l’Istituto di ricovero e cura (Irccs) Candiolo vuole rendere il cancro sempre più curabile.

«Negli ultimi anni ci siamo resi conto che la sfida contro il cancro non si può giocare solo studiando il tumore, in qualunque forma esso appare - spiega Vanesa Gregorc, direttore dell'Oncologia medica e vice direttore scientifico dell'Istituto, in occasione dell’open day del 29 ottobre - ma anche analizzando le caratteristiche dei pazienti, del microambiente in cui crescono e delle cellule tumorali e il rapporto che esse instaurano con il sistema immunitario».

Oggi le linee di ricerca seguite dai 400 ricercatori dell’Istituto sono molte e diverse, tra le più avanguardia a livello internazionale. Per esempio, con il progetto Proactive «abbiamo l'obiettivo di migliorare e personalizzare – racconta Gregorc - la prevenzione terziaria dei tumori, quella che ci consente di individuare la malattia prima che si manifesti e prenda il sopravvento sul paziente. Grazie alla ricerca sul Dna tumorale circolante, delle singole cellule tumorali, più precisamente delle primissime tracce che il cancro rilascia nel nostro sangue, stiamo lavorando allo sviluppo di nuove metodiche che ci consentano di prevedere lo sviluppo di un tumore diverso tempo prima che diventi radiologicamente visibile. Vogliamo scovare la malattia quando ancora si trova in uno stato cellulare, in modo da curarla prima che diventi una massa vera e propria». Un risultato a cui si può arrivare, come sottolinea l’esperta, soltanto con l'aiuto di molte discipline: la genomica (cioè lo studio del genoma del tumore), la proteomica (lo studio della struttura e della funzione delle proteine), la metabolomica (lo studio delle impronte chimiche lasciate da processi cellulari) e la radiomica (cioè l'analisi matematica di immagini mediche).

In questo modo «i pazienti possono essere messi nelle condizioni di dare battaglia al cancro nella sua fase più vulnerabile – sottolinea Gregorc - quando ancora non ha messo radici e sfoderato tutto il suo potenziale invasivo. Significa anche intercettare in alcune persone, come ad esempio i famigliari dei nostri pazienti, il rischio di sviluppare tumori ereditari, modificando quindi il loro destino».

Diagnosi precocissima significa inoltre che, anche in caso di malattia conclamata, le chance di riuscire a sconfiggerla sono più numerose. «Le armi che attualmente abbiamo a disposizione, dalla tradizionale chirurgia ai più innovativi trattamenti, tra cui l'immunoterapia e i farmaci biologici, sono più efficaci quando ancora il tumore si trova in una fase precoce di sviluppo» ricorda Gregorc. «Ricerca e cura, quindi, viaggiano insieme – conclude - ed è proprio questa la filosofia che da sempre accompagna il lavoro che noi tutti svolgiamo al Candiolo».