Allenarsi per prevenire l'aggravamento dell'Alzheimer
Train the brain: è questo il nome dato al programma di allenamento sviluppato per persone che presentano un danno cognitivo lieve, con lo scopo di prevenire o rallentare lo sviluppo della malattia di Alzheimer. Il progetto, finanziato dalla Fondazione Pisa e svolto dall’Istituto di neuroscienze del Consiglio nazionale delle ricerche di Pisa (Cnr-In) in collaborazione con Università di Pisa, Istituto di fisiologia clinica del Cnr di Pisa (Cnr-Ifc) e Ircss Fondazione Stella Maris, prevede una valutazione delle funzioni cognitive di pazienti anziani a distanza di sette mesi dall’interruzione dell’allenamento. I risultati sono stati pubblicati sulla rivista Age and Ageing,
«Il progetto parte nel 2012 – ricorda Alessandro Sale, ricercatore del Cnr-In e primo autore della ricerca - ma, mentre nelle sperimentazioni passate abbiamo analizzato i risultati subito dopo il training, in questa sessione abbiamo deciso di osservarne gli effetti a distanza di diversi mesi dall’allenamento. I risultati ci dicono che gli stimoli ambientali riescono ad arrestare, e talvolta a far regredire, il decadimento cognitivo dei partecipanti e gli effetti benefici perdurano nel tempo. Questi effetti – precisa il ricercatore - non sembrano essere condizionati dai fattori generalmente correlati alla demenza, come il genere, l’età e il tasso di scolarità; inoltre, il miglioramento appare più marcato nelle donne e nei soggetti con minor grado di istruzione, che all’inizio del training presentavano una maggiore compromissione delle funzioni».
I partecipanti al programma sono stati accolti in una struttura attrezzata all’interno dell’area di ricerca del Cnr di Pisa. «Si tratta di un luogo unico in Italia, una vera e propria palestra della mente – sottolinea Nicoletta Berardi, ricercatrice del Cnr-In - dove abbiamo allestito un’area dedicata per esercitare funzioni quali memoria, logica e attenzione. Questi soggetti hanno svolto cicli di stimolazione cognitiva e motoria, anche attraverso la musicoterapia, in un contesto altamente creativo che potremmo definire di arricchimento ambientale, effettuando sia attività individuali che di gruppo».
Lo studio apre a un più ampio contesto applicativo, con la prospettiva di ottenere importanti ricadute sociali. «La popolazione dei Paesi industrializzati vede aumentare costantemente la percentuale di anziani – osserva Lamberto Maffei, ricercatore associato, già direttore del Cnr-In - un processo di invecchiamento demografico che comporta un incremento del numero di persone che sviluppano forme di demenza anche gravi, come l’Alzheimer. Una vita ricca di stimoli si dimostra un paradigma ideale per incentivare la plasticità cerebrale in maniera non invasiva – conclude Maffei - con effetti più marcati negli anziani, una fascia di popolazione che spesso è costretta a vivere in condizioni di isolamento e di carenza, o assenza, di stimoli».