Le apnee ostruttive del sonno potrebbero aumentare il rischio di Alzheimer

Il sospetto

Le apnee ostruttive del sonno potrebbero aumentare il rischio di Alzheimer

di redazione
L’ipossia intermittente dovuta alle apnee notturne provoca la neurodegenerazioni di neuroni specifici coinvolti nei processi cognitivi. Lo suggerisce uno studio sui topi su Nature Communications che invita chi soffre di apnea ostruttiva del sonno ad utilizzare i ventilatori specifici

Chi soffre di apnea ostruttiva del sonno è più a rischio di sviluppare forme di demenza in età avanzata, tra cui l’Alzheimer. L’associazione è già nota da tempo: il disturbo del sonno è oramai riconosciuto come uno dei fattori di rischio dell’Alzheimer. Ma il meccanismo che lega i due fenomeni non era ancora stato individuato. Ora un gruppo di ricercatori dell’Università del Queensland in Australia, grazie ad alcuni esperimenti sui topi, ha ricostruito i passaggi chiave del processo proponendo per la prima volta una spiegazione dettagliata dell’associazione tra apnee notturne e demenza. 

I ricercatori hanno utilizzato un modello di topi che mostrava una sintomatologia sovrapponibile a quella delle apnee notturne degli esseri umani, assicurandosi prima di tutto che gli animali non fossero affetti da altre patologie, né avessero fattori di rischio che predispongono alle malattie come l’obesità, per esempio. Solo così infatti l’esperimento avrebbe potuto fornire un risultato certo. 

I topi sottoposti a condizioni di ipossia intermittente, ossia alla riduzione del livello di ossigeno che raggiunge il cervello, una caratteristica tipica dell’apnea ostruttiva del sonno, mostrano la neurodegenerazione di specifici neuroni, quelli del prosencefalo basale, coinvolti nei processi di attenzione. Questo fenomeno è associato anche a segnali di declino cognitivo. Entrambi gli elementi sono considerati precursori dell’Alzheimer. I ricercatori hanno osservato che la mancanza di sonno, in assenza di apnee notturne, non provoca gli stessi effetti, il che suggerisce che siano proprio le interruzioni nel flusso di ossigeno a favorire la demenza. La deprivazione del sonno, difatti, è stata associata solo a un leggero peggioramento delle funzioni cognitive.

«Il nostro studio ha dimostrato che l'ipossia ha causato la degenerazione selettiva degli stessi neuroni che muoiono nelle persone affette da demenza», spiegano i ricercatori. 

Negli esseri umani il trattamento standard per le apnee notturne è un dispositivo, Cpap (Continuous Positive Airway Pressure – ventilazione meccanica a pressione positiva delle vie aeree) che mantiene aperte le vie aeree durante il sonno e consente all'ossigeno di raggiungere il cervello. Non è stato possibile utilizzare la stesso macchinario nei topi per osservare cosa sarebbe accaduto se il flusso di ossigeno non fosse stato interrotto. I ricercatori però , ricorrendo ad altre strategie, hanno comunque osservato che quando il flusso di ossigeno veniva ripristinato il cervello degli animali non subiva danni.

«Ciò suggerisce che il trattamento con il ventilatore Cpap dell'apnea ostruttiva del sonno ha il potenziale per ridurre il rischio di demenza. Non è detto che tutti coloro che soffrono di apnea ostruttiva del sonno si ammalino di demenza, ma dobbiamo definire la popolazione a rischio» commentano i ricercatori. Consigliamo vivamente a chiunque soffra di apnea ostruttiva del sonno di utilizzare una macchina CPAP per mantenere la funzione cognitiva oltre che per prevenire altri problemi di salute», commentano i ricercatori.