Basta un solo grammo di sale in meno al giorno per ridurre il rischio di infarto e ictus
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Non c’è bisogno di stravolgere le abitudini a tavola per guadagnare in salute. Secondo uno studio condotto in Cina da un gruppo di ricercatori della Queen Mary University of London basta ridurre anche di un solo grammo il consumo giornaliero di sale per trarre grandi benefici e salvaguardare la salute del cuore.
Lo sottolinea Ciro Indolfi, presidente della Società Italiana di Cardiologia (SIC), in occasione dell’apertura del congresso della Società Europea di Cardiologia (ESC), in corso a Barcellona fino al 29 agosto, citando i risultati dello studio inglese recentemente pubblicati sulla rivista BMJ Nutrition Prevention & Health.
«Il sale è una parte importante della nostra dieta. Questo minerale si trova naturalmente in alcuni alimenti e in grandi quantità nei cibi trasformati. La sua assunzione è importante per molte ragioni, incluso il fatto che aiuta a bilanciare i livelli di liquidi nel corpo. Ma l’organismo richiede appena una piccola quantità di sodio per condurre gli impulsi nervosi, contrarre e rilassare i muscoli e mantenere il corretto equilibrio di acqua e minerali. L'eccessivo consumo di sale, in generale, è associato all'ipertensione e all'aumento dei fattori di rischio cardiovascolari che a loro volta portano ad aterosclerosi, malattie cardiache e ictus. I cittadini cinesi consumano circa 11 grammi di sale al giorno, mentre in Italia il consumo medio è stimato in 9,5 grammi negli uomini e 7,2 grammi nelle donne, mentre l'assunzione massima raccomandata dalle linee guida della Società Europea di Cardiologia è di 5 grammi al giorno, l'equivalente di un cucchiaino di sale», dice Indolfi.
Nello studio i ricercatori hanno calcolato che riducendo l’assunzione di sale di un solo grammo al giorno si possono abbassare i livelli della pressione arteriosa sistolica in media di circa 1,2 mmHg. Qualora questa riduzione fosse poi mantenuta, secondo i calcoli dei ricercatori, entro il 2030 in Cina si potrebbero evitare circa 9 milioni di ictus e infarti, 4 milioni dei quali risulterebbero fatali. Continuando fino al 2040, poi, sarebbero 13 i milioni di casi di infarto e ictus che potrebbero essere evitati.
«Anche in Italia una piccola riduzione del sale consentirebbe grandi benefici, tenuto conto che nel nostro Paese le malattie cardiache continuano ad essere la principale causa di morte con 240mila decessi ogni anno. Più in dettaglio, ogni anno in Italia si registrano circa 150mila infarti e oltre 1,5 milioni sono le ospedalizzazioni dovute a scompenso cardiaco. Di quest'ultimo vi sono oltre 600mila diagnosi l’anno, ma il numero cresce fino a 3 milioni considerando le forme latenti: è la prima causa di ospedalizzazione in Italia e i pazienti arrivano a effettuare fino a 6-7 ricoveri all’anno, spesso con degenze di lunga durata. Inoltre, la mortalità è molto alta, interessando a distanza di 4-5 anni circa il 50 per cento dei pazienti. Per questo le evidenze suggerite da questo studio, se applicate alla vita reale, potrebbero rivelarsi determinanti sul fronte della prevenzione di eventi cardiovascolari e decessi evitabili», conclude Indolfi.