Calciatori a rischio trauma cranico. Ma sgonfiare un po' il pallone può ridurre le commozioni cerebrali
800 colpi di testa in una stagione, 12 a partita. Così, trauma dopo trauma, i calciatori professionisti rischiano di danneggiare il cervello. Il 22 per cento di tutti gli incidenti in campo consiste in commozioni cerebrali che possono anche avere effetti a lungo termine.
Ora uno studio pubblicato su PLOS ONE suggerisce una semplice strategia per ridurre il rischio di questo tipo di lesioni. Secondo gli autori della ricerca basterebbe sgonfiare il pallone, mantenendo la pressione al limite inferiore dei livelli richiesti dagli organi di controllo del calcio, FIFA e NCAA. In questo modo il rischio di concussione cerebrale si ridurrebbe del 20 per cento.
C’è poi un altro accorgimento utile per limitare i danni dei colpi dei testi: in caso di pioggia, bisognerebbe sostituire la palla appena si bagna.
I ricercatori della Purdue University sono giunti a queste conclusioni dopo aver condotto una serie di esperimenti in laboratorio alla ricerca del pallone ideale, quello meno rischioso da colpire ma comunque adatto al gioco.
I test sono stati condotti su palloni di tre misure diverse, 4, 4,5 e 5 (la misura standard del calcio professionale) gonfiati a diverse pressioni, in un range da 0,3 a 1,2 atmosfere, e sono stati colpiti 200 volte ciascuno. Va specificato che in base alle regole internazionali del calcio, i livelli della pressione vanno da un minimo di 0,6 atmosfere a un massimo di 1,1.
Per calcolare cosa succede se dovesse piovere per tutti i 90 minuti della partita, gli scienziati hanno immerso in acqua i palloni delle tre dimensioni misurandone il peso ogni 15 minuti. Ebbene, dopo il primo quarto d’ora un pallone di misura 5 aveva già superato il peso massimo stabilito dal regolamento.
Secondo i risultati dei test, il pallone più sicuro è quello della misura 4,5. Ma riducendo la pressione e limitando l’assorbimento dell’acqua, tutti i palloni di qualunque misura siano diventano meno rischiosi da colpire con la testa.
«Si è trattato di un esperimento molto semplice. Ma il fatto è che non ci sono molti dati in giro su questi temi, e questo è un problema enorme. Il passo successivo sarebbe replicare questo esperimento al di fuori del laboratorio, magari in collaborazione con una società atletica di una scuola superiore o di un college, per consentire ai ricercatori di studiare gli effetti dei colpi di testa a diversi parametri all’inizio e alla fine della stagione», scrivono i ricercatori.
È noto da tempo che i traumi ripetuti alla testa sono un rischio per la salute dei calciatori professionisti. Recentemente uno studio pubblicato sul New England Journal of Medicine aveva dimostrato che i calciatori hanno una probabilità di sviluppare l’Alzheimer cinque volte superiore a quella della popolazione generale. La colpa sembra proprio dei continui traumi alla testa subito durante partite e allenamenti.