Cancro: smettere di fumare dopo la diagnosi riduce del 36% il rischio di malattie cardiovascolari

La scelta giusta

Cancro: smettere di fumare dopo la diagnosi riduce del 36% il rischio di malattie cardiovascolari

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Immagine: Susanne Nilsson, CC BY-SA 2.0 <https://creativecommons.org/licenses/by-sa/2.0>, via Wikimedia Commons
di redazione
Ridurre il numero di sigarette non basta. Il beneficio si ottiene solo smettendo di fumare. È ancora più necessario farlo dopo una diagnosi di cancro: chi continua a fumare raddoppia il rischio di malattie cardiovascolari

Vale per tutti, ma per chi ha una diagnosi di cancro vale ancora di più. Smettere di fumare riduce il rischio di malattie cardiovascolari. Detto in altro modo, il messaggio è ancora più incisivo: i pazienti con un tumore che, dopo aver scoperto la malattia, continuano a fumare hanno una probabilità doppia di infarto, ictus o morte dovuta a complicanze cardiovascolari rispetto a chi abbandona le sigarette dopo la diagnosi di cancro. Lo dimostra uno studio pubblicato sull’European Heart Journal che si basa sulle informazioni contenute nel database sanitario della Corea del Sud. I ricercatori hanno analizzato i dati di 309mila  sopravvissuti al cancro dall’età media di 59 anni che non avevano mai avuto un infarto del miocardio o un ictus. Tutti i partecipanti erano stati sottoposti a controlli medici prima e dopo la diagnosi durante i quali avevano dichiarato se fossero fumatori o meno. 

I pazienti sono stati divisi in quattro gruppi in base alle loro abitudini successive alla diagnosi di cancro: il gruppo dei non fumatori rimasti coerentemente lontano dal fumo, il gruppo di chi ha smesso di fumare, il gruppo di chi ha iniziato o ripreso a fumare, il gruppo di chi ha mantenuto intatta l’abitudine legata alle sigarette. 

Su 309mila sopravvissuti al cancro, 250mila (80,9%) sono rimasti non fumatori, 31mila (10,1%) hanno smesso di fumare, 4.777 (1,5%) hanno iniziato a fumare o hanno ripreso e 23mila (7,5%) hanno continuato a fumare anche dopo la diagnosi di cancro.

La percentuale più alta di rinunce al fumo si è registrata tra le donne con tumore al seno. I pazienti con tumori del tratto urinario sono stati invece quelli più restii a smettere e più propensi a iniziare o a riprendere a fumare dopo la diagnosi.  

I ricercatori hanno calcolato il rischio di eventi cardiovascolari (infarto del miocardio, ictus o morte per malattie cardiovascolari) per ciascun gruppo durante un periodo di di 5,5 anni. 

Prima di trarre conclusioni sull’impatto del fumo per il rischio cardiovascolare, i ricercatori hanno soppesato gli altri fattori di rischio che avrebbero potuto influenzare i risultati come l’età, il sesso, il reddito familiare, la residenza, il consumo di alcol, il livello di attività fisica, l’indice di massa corporea, la pressione sanguigna, la glicemia, il livello di colesterolo, la presenza di altre condizioni mediche, i farmaci assunti, il tipo di cancro e i trattamenti antitumorali. 

Ebbene, rispetto ai non fumatori rimasti fedeli alla loro scelta, il rischio di eventi cardiovascolari durante il follow-up è stato dell’86 per cento più alto nel gruppo dei fumatori stabili, del 51 per cento tra i pazienti che hanno cominciato o ripreso a fumare e del 20 per cento nel gruppo di chi ha smesso dopo la diagnosi. 

I risultati sono stati analoghi per le donne e per gli uomini e per tutte le tipologie di eventi presi in considerazione, miocardio, ictus e morte cardiovascolare.

I benefici sono ancora più evidenti se il confronto viene fatto tra chi continua a fumare e chi smette dopo la diagnosi.

Tra coloro che erano fumatori prima della diagnosi di cancro, il 57 per cento aveva smesso di fumare una volta scoperto di avere il cancro. Questa scelta è stata associata a una riduzione del 36 per cento del rischio di eventi cardiovascolari rispetto alla decisione di continuare a fumare. 

Va precisato, sottolineano i ricercatori, che il vantaggio per la salute si ottiene solo nel caso in cui si smetta del tutto di fumare. Ridurre il numero di sigarette dopo la diagnosi non comporta alcun beneficio ed equivale a continuare a fumare. 

«Alcune persone possono trovare conforto nel ridurre con successo il fumo senza smettere completamente. Tuttavia, i nostri risultati implicano che fumare di meno non dovrebbe essere l'obiettivo finale e che i fumatori dovrebbero smettere del tutto per ottenere dei benefici», specificano i ricercatori. 

Particolarmente esposti al rischio di malattie cardiovascolari, oltre ai fumatori incalliti, sono le persone che ricominciano o iniziano ex novo a fumare dopo aver saputo di essere malati di cancro. Una scelta che può derivare dalla rassegnazione alla condizione di malato oppure dalla necessità di ridurre lo stress. Fatto sta che chi introduce il fumo dopo una diagnosi di cancro va incontro a aumento del 51 per cento del rischio di malattie cardiovascolari rispetto ai non fumatori. 

«I nostri risultati rafforzano le prove esistenti sui ben noti rischi cardiovascolari del fumo e sottolineano i benefici di smettere con il fumo, anche per i sopravvissuti al cancro. Inoltre, la scoperta che oltre il 40 per cento dei pazienti che fumavano prima della diagnosi di cancro ha continuato a fumare in seguito evidenzia la necessità di sforzi più solidi per promuovere la scelta di smettere di fumare tra i sopravvissuti al cancro, che hanno già un rischio elevato di malattie cardiovascolari rispetto ai loro coetanei», concludono i ricercatori.