Un decalogo per la diagnosi precoce e il contrasto del melanoma
Non più di trenta giorni tra il sospetto e la prima visita dermatologica; esame dei nei in tutto il corpo con dermatoscopio; non oltre un mese tra la visita dermatologica e l'eventuale intervento chirurgico per la rimozione della lesione; due settimane al massimo per la refertazione istologica.
Sono alcune delle dieci raccomandazioni per abbreviare i tempi della diagnosi di melanoma, presentate giovedì 27 maggio in una conferenza stampa virtuale. Il decalogo è stato stilato dalle associazioni di pazienti e dalle società scientifiche coinvolte nel progetto “Bersaglio Melanoma”, promosso da Aimame (Associazione italiana malati di melanoma e tumori della pelle), Apaim (Associazione pazienti italia melanoma), Emme Rouge e Melanoma Italia Onlus (Mio), con il patrocinio di Adoi (Associazione dermatologi-venereologi ospedalieri italiani), Aiom (Associazione italiana di oncologia medica), Imi (Intergruppo melanoma italiano) e Sidemast (Società italiana di dermatologia medica, chirurgica, estetica e delle malattie sessualmente trasmesse). Le dieci raccomandazioni sono state inviate al ministro della Salute, Roberto Speranza, e al sottosegretario Pierpaolo Sileri.
«In un anno le nuove diagnosi di melanoma, in Italia, sono aumentate del 20% - osserva Giovanni Pellacani, direttore dell'Unità di Dermatologia del Policlinico Umberto I, Università La Sapienza di Roma – cioè da 12.300 nel 2019 a quasi 14.900 nel 2020. Nessun’altra neoplasia ha fatto registrare un incremento così elevato. Prevenzione e diagnosi precoce sono le armi più importanti per sconfiggere questo tumore della pelle. Se scoperto in fase iniziale ed eliminato con una corretta asportazione chirurgica, il melanoma è del tutto guaribile».
Insieme con le raccomandazioni, il decalogo suggerisce anche azioni concrete come per esempio «un percorso di prenotazione istituzionale dedicato a lesioni tumorali sospette, con l’identificazione delle classi di priorità» che permetta di rispettare il termine di trenta giorni tra il sospetto di melanoma e la prima visita dermatologica, spiega Ketty Peris, presidente Sidemast. Inoltre, aggiunge, «negli ambulatori dermato-oncologici il tempo della visita non deve essere inferiore a venti minuti per paziente».
La chirurgia è il trattamento di elezione per il melanoma negli stadi iniziali, ma la diagnosi non sempre è tempestiva. «Con l’arrivo dell’immuno-oncologia e delle terapie a bersaglio molecolare l’approccio alla malattia avanzata è cambiato radicalmente. Queste armi hanno aperto un “mondo” nuovo» sottolinea Paola Queirolo, direttore della Divisione melanoma, sarcoma e tumori rari all’Istituto europeo di oncologia di Milano. «Il primo step nel trattamento del paziente con melanoma avanzato – prosegue - è la valutazione dello status mutazionale. Nel 40-50% dei casi infatti è presente un’alterazione del gene BRAF, che identifica i pazienti che possono beneficiare della combinazione di terapie mirate, con un significativo miglioramento della sopravvivenza». Proprio per questo «è importante intensificare e rendere costanti e continui i controlli di qualità dei laboratori che eseguono i test molecolari e favorire l’implementazione delle reti di laboratorio per la Next Generation Sequencing, tecnica di sequenziamento genico di nuova generazione».
In Italia vivono quasi 17 0mila persone dopo la scoperta del melanoma che, come ricorda Ignazio Stanganelli, presidente Imi, è il secondo tumore più frequente negli uomini under 50 e il terzo nelle donne in questa fascia d’età.
Uno dei punti critici affrontati nel documento è la comunicazione tra medico e paziente. «Le raccomandazioni prevedono che la diagnosi di melanoma sia comunicata personalmente al paziente dal dermatologo o dal medico che ha in carico la sua gestione - spiega Chiara Puri Purini, a nome delle quattro associazioni di pazienti che hanno promosso il progetto - che deve avere il tempo necessario per la spiegazione del referto istologico e delle fasi successive del percorso di cura e di follow up, lasciando spazio a tutte le domande e dubbi della persona che, in quel momento, scopre di essere colpita da melanoma».