I dolcificanti artificiali non sono un’alternativa sana allo zucchero

L’analisi

I dolcificanti artificiali non sono un’alternativa sana allo zucchero

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Immagine: Alex Green
di redazione
I dolcificanti usati quotidianamente da milioni di persone e presenti in migliaia di cibi e bevande, non dovrebbero essere considerati un'alternativa sana e sicura allo zucchero. Perché aumentano il rischio di malattie cardiovascolari

Un rimedio peggiore del danno? Forse non arrivano a tanto, forse i dolcificanti artificiali non hanno effetti sulla salute peggiori dello zucchero, ma certamente non possono essere considerati un’alternativa sana e sicura al prodotto naturale. 

Lo sostiene un ampio studio francese pubblicato sul British Medical Journal che ha osservato un’associazione tra un consumo elevato di edulcoranti e l’aumento del rischio di malattie cardiovascolari, tra cui infarto e ictus. 

I ricercatori del Institut national de la santé et de la recherche médicale (Inserm) hanno raccolto informazioni su oltre 103mila persone dall’età media di 42 anni presenti nel database dello studio NutriNet-Santé, una indagine on line avviata in Francia nel 2009 per  studiare il rapporto tra cibo e salute. 

Il consumo di dolcificanti artificiali è stato ricavato da questionari sulle abitudini alimentari raccolti ogni 24 ore. Nell'analisi sono stati inclusi i dolcificanti artificiali di tutti i tipi: aspartame, acesulfame potassico e sucralosio, presenti nelle bevande, negli alimenti come yogurt e gelati, oppure confezionati in bustine e pillole (da aggiungere al caffè per esempio).

Il 37 per cento dei partecipanti ha consumato dolcificanti artificiali, con un'assunzione media di 42,46 mg/al giorno, che corrisponde a circa un singolo pacchetto di dolcificante da tavola o 100 ml di bibita sugar free. Il gruppo in cui è stato registrato il maggior consumo ha assunto in media 77,62 mg/die. Il gruppo che ha consumato meno ha assunto in media 7,46 mg/die.

Rispetto a chi non faceva uso di dolcificanti, le persone con il consumo massimo erano più giovani, avevano un indice di massa corporea più alto, erano più propensi a fumare, erano meno attivi fisicamente e più inclini a seguire una dieta dimagrante. Consumavano meno alcol, meno grassi saturi e polinsaturi, meno fibre, carboidrati, frutta e verdura e più sodio, carne rossa e lavorata, latticini e bevande senza zuccheri aggiunti. I ricercatori hanno tenuto conto di queste differenze nelle loro analisi.

Durante un periodo medio di follow-up di nove anni, si sono verificati 1.502 eventi cardiovascolari. Includevano infarto, angina, angioplastica (una procedura per allargare le arterie bloccate o ristrette al cuore), attacco ischemico transitorio e ictus.

Nel periodo medio di follow-up di nove anni, si sono verificati 1.502 eventi cardiovascolari, tra cui infarto, angina, angioplastica, attacco ischemico transitorio e ictus.

I ricercatori hanno osservato che l'assunzione totale di dolcificanti artificiali era associata a un aumento del rischio di malattie cardiovascolari (con un tasso di 346 casi per 100.000 anni-persona nel gruppo dei consumatori più elevati e 314 per 100.000 anni-persona nei non consumatori).

I dolcificanti artificiali, in particolare, erano maggiormente associati al rischio di malattie cerebrovascolari (tassi assoluti 195 e 150 per 100.000 anni-persona rispettivamente nei massimi consumatori e nei non consumatori). L'assunzione di aspartame era associata ad un aumentato rischio di eventi cerebrovascolari, mentre l'acesulfame potassico e il sucralosio erano associati ad un aumentato rischio di malattia coronarica. 

Gli autori riconoscono che la natura osservazionale dello studio non permette di avere la prova di una causa diretta tra il consumo di dolcificanti e il maggior rischio di malattie cardiovascolari. 

Non si può neanche escludere che altri fattori abbiano influenzato il risultato. Ma l’ampiezza del campione e il rigore dell’indagine portano i ricercatori ad affermare che sostituire lo zucchero con gli edulcoranti artificiali non procura alcun vantaggio per la salute.