L’isolamento sociale aumenta il rischio di demenza
Uno studio su più di mezzo milione di persone ha osservato una forte associazione tra la solitudine, percepita soggettivamente o oggettiva, e il rischio di Alzheimer e altre demenze. Succede anche perché la solitudine è a sua volta associata ad altri fattori di rischio noti per la demenza
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Quante volte ti senti solo? Quanto spesso puoi confidarti con una persona che ti sta accanto? Dalla risposta a queste domande si può calcolare il rischio di soffrire di demenza negli anni a venire. Perché l’isolamento sociale è strettamente associato a un’accelerazione dei processi neurodegenerativi che possono sfociare nell’Alzheimer e in altri tipi di demenza. L’associazione tra solitudine e declino cognitivo non è una novità, ma il nuovo studio pubblicato su Plos One è uno dei più ampi mai condotti finora e le prove raccolte a sostegno del legame sono estremamente convincenti. La solitudine incide così tanto sulla salute del cervello anche perché spesso è abbinata ad altri fattori che aumentano il rischio di demenza. I ricercatori della McGill University in Canada hanno analizzato i dati di oltre 502 mila persone archiviati nella Biobank del Regno Unito e di altri 30mila individui arruolati in uno studio canadese sull’invecchiamento, il Canadian Longitudinal Study of Aging. Tutti i partecipanti avevano risposto a questionari sullo stile di vita e sulla frequenza delle interazioni sociali.
Dall’analisi è emerso che la solitudine e la mancanza di relazioni con altre persone che possono essere di aiuto in caso di bisogno erano elementi fortemente associati a fattori di rischio potenzialmente modificabili per la malattia di Alzheimer e altri tipi di demenza.
Gli individui che fumavano di più, consumavano alcolici in modo eccessivo, soffrivano di disturbi del sonno e non praticavano frequentemente attività fisica, tutti fattori di rischio noti per il declino cognitivo, avevano maggiori probabilità di essere soli e privi di una rete sociale di sostegno. Ad esempio, nello studio canadese è stato osservato che un maggiore impegno nell’attività fisica in compagnia di altre persone portava a una diminuzione del 20,1 per cento delle probabilità di sentirsi soli e del 26,9 per cento di avere il vuoto intorno quando si era in cerca di un aiuto.
Anche alcuni fattori di salute fisica e mentale, già associati a un maggior rischio di demenza, sono ricorrenti nelle persone sole: malattie cardiovascolari, disturbi della vista o dell'udito, diabete e comportamenti nevrotici e depressivi portano spesso all’isolamento sociale sia soggettivo che oggettivo.
Per esempio la difficoltà di avvertire i rumori di fondo corrisponde a un aumento del 29 per cento delle probabilità di sentirsi soli e a un aumento del 9,86 per cento delle probabilità di sperimentare la mancanza di sostegno sociale. Le probabilità di avvertire la solitudine aumentano di 3,7 volte anche in presenza di nevrosi.
Gli autori concludono che l'isolamento sociale, un fattore più facile da modificare rispetto ai fattori di rischio genetici o ai fattori di rischio legati alle condizioni di salute, potrebbe essere l’obiettivo di una prevenzione efficace.