L'allarme: l’inquinamento favorisce ansia e depressione
I risultati di studi recenti dimostrano che respirare aria inquinata aumenta il rischio di soffrire di ansia e depressione. Particolarmente incriminate tra tutte le sostanze sono l’ozono e il particolato. Il ruolo dello smog o anche del rumore nello sviluppo di problemi psichiatrici è al centro del convegno di psichiatria “Il cervello e i cambiamenti. Le sfide climatiche, ambientali, affettive e adattive” che si è aperto oggi a Bormio e che per tre giornate metterà a confronto oltre 50 tra i massimi esperti italiani della materia.
«Durante i lavori approfondiremo le correlazioni fra cambiamento socio–culturale e psicopatologia, fra ambiente e psicopatologia, i ‘nuovi disturbi’, ma anche come si sono modificate le espressioni psicopatologiche delle malattie psichiche. E naturalmente faremo il punto sulle nuove opportunità terapeutiche che il progredire delle conoscenze scientifiche ci consente oggi», spiega Claudio Mencacci, presidente del convegno, direttore emerito di Neuroscienze al Fabetebenefratelli di Milano e Co-Presidente della Società Italiana di NeuroPsicoFarmacologia (Sinpf).
Tra i temi affrontati ci sono gli effetti dei processi di urbanizzazione e, più in generale, delle azioni dell’uomo sulla salute mentale. «Si tratta di fattori che hanno portato a un aumento significativo dei livelli di inquinamento, con conseguenze rilevanti sulla salute globale. In particolare, l'inquinamento acustico ha dimostrato un'associazione con malattie cardiovascolari, metaboliche e respiratorie. Ma l’aspetto che più ha destato la nostra sorpresa e il nostro interesse, sono state le prove sempre più frequenti sul possibile ruolo dell'inquinamento nello sviluppo dei disturbi psichiatrici», spiega Alfonso Tortorella, ordinario di psichiatria all’Università degli studi di Perugia.
L’esempio più importante proviene da uno studio italiano pubblicato di recente su Epidemiology and Psychiatric Sciences, che ha dimostrato come uno dei principali inquinanti presenti nell’aria, cioè l’ozono, sia un potenziale fattore di rischio per la salute mentale.
Un recente studio pubblicato su JAMA Psychiatry pone sotto accusa il particolato, l’insieme di sostanze solide o liquide sospese nell’aria (come pollini, metalli, fumo e altro). Anche il rumore deve essere considerato un fattore di rischio, come suggerisce uno studio pubblicato sull’International Review of Psychiatry. «La ricerca ha dimostrato come vivere vicino a una strada molto trafficata, a una ferrovia o a un aeroporto esponga al rischio di insorgenza di disturbi affettivi. Ciò potrebbe anche essere mediato dal verificarsi di disturbi dei ritmi circadiani o dal fastidio e della sensibilità al rumore, due fattori in grado di influenzare il benessere psicologico e la qualità della vita», conclude Tortorella, primo autore dello studio.