Con malattie cardiovascolari prima dei 60 anni, accelera il declino cognitivo

Il legame

Con malattie cardiovascolari prima dei 60 anni, accelera il declino cognitivo

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Immagine: jaocampoz, CC0, via Wikimedia Commons
di redazione
Le persone che hanno avuto un evento cardiovascolare da giovani sono più a rischio di anticipare il declino cognitivo, compromettendo la fluidità verbale, la memoria, la velocità di elaborazione e le funzioni esecutive nell’età di mezzo. Lo studio su Neurology spinge ad aumentare la prevenzione

Proteggere il cuore per proteggere il cervello. Chi ha avuto un evento cardiovascolare prima dei 60 anni ha un maggior rischio di accelerare il declino cognitivo. Nello specifico ha una probabilità tre volte superiore di avere un calo di 1,5 punti nei test cognitivi nei 5 anni successivi all’evento rispetto a chi non ha sofferto di malattie cardiovascolari. Lo dimostra uno studio appena pubblicato su Neurology che ha coinvolto 3mila partecipanti tra i 18 e i 30 anni seguiti per trent’anni. 

La funzione cognitiva delle persone che hanno sofferto di malattie cardiovascolari precocemente risulta peggiore in quattro di cinque domini: 

la cognizione globale, la memoria verbale, la velocità nei processi cognitivi, le funzioni esecutive. La fluidità di linguaggio è maggiormente compromessa nelle donne rispetto agli uomini. 

Nel gruppo delle persone con eventi cardiovascolari la prevalenza del  declino cognitivo anticipato era del 13 per cento rispetto al 5 per cento nel gruppo senza eventi cardiovascolari. 

«La nostra ricerca suggerisce che i 20 e i 30 anni di una persona sono un momento cruciale per iniziare a proteggere la salute del cervello attraverso la prevenzione e l'intervento sulle malattie cardiovascolari. Prevenire queste malattie può ritardare l'inizio del declino cognitivo e promuovere un cervello più sano per tutta la vita», ha affermato Xiaqing Jiang, dell'Università della California di San Francisco, principale autore dello studio. 

Nell’arco dei 30 anni dello studio, il 4, 7 per cento dei partecipanti ha avuto prima dei 60 anni almeno un evento cardiovascolare tra cui malattia coronarica, ictus, ictus, attacco ischemico transitorio, insufficienza cardiaca congestizia, malattia dell'arteria carotidea o malattia delle arterie periferiche. L’età media al momento del primo evento era di 48 anni e le prime valutazioni sulle capacità cognitive sono state effettuate 7,7 anni più tardi. 

In un sottogruppo di 656 partecipanti sottoposti a risonanza magnetica cerebrale, si è osservato che lo sviluppo di malattie cardiovascolari prima dei 60 anni era associato a una maggiore iperintensità e diffusione della sostanza bianca ovunque e in particolare nei lobi temporali e parietali. 

«Questi parametri della risonanza magnetica cerebrale erano associati in modo indipendente a una funzione cognitiva peggiore in diversi domini, tra cui cognizione globale, apprendimento verbale e memoria, velocità di elaborazione e funzione esecutiva», spiegano gli autori.

I risultati non sono stati condizionati dalla presenza o meno del gene Apoe 4, il fattore di rischio genetico principale per l’Alzheimer. 

«Le malattie cardiovascolari premature sono associate a una peggiore performance cognitiva nella mezza età e a modifiche nella sostanza bianca. Prevenire le malattie cardiovascolari nella prima età adulta può ritardare l'inizio del declino cognitivo e promuovere la salute del cervello nel corso della vita»,  scrivono gli autori nelle conclusioni.